Il Mucchio n. 424 - Gennaio 2001

Personalità vivaci, curiose e ironiche Vittorio, Giuliano e Mirco suonano insieme negli Aerodynamics da circa tre anni. Singolarmente hanno lasciato tracce su vinile e cd a partire dalla fine degli anni '80 con A Number Two, Fangoso Lagoons e Margot. Da due anni a questa parte la band pesarese ha però iniziato un nuovo percorso siglando una piccola serie di successi. Finalisti ad Arezzo Wave nel '99, scoperti e lanciati l'anno seguente dalla label siciliana Snowdonia gli aerodinamici giovanotti hanno esordito con "Courmayeur”, un cd che intreccia situazioni bizzarre, gusto per l'allegoria, movimenti ondulatori a metà strada tra la new wave e l'elettronica. Una specie di cocktail party a casa dei Kraftwerk.


Per rendere moderna la vostra musica avete scongelato anche un po' di passato, tastiere Farfisa, campionamenti di vecchi brani, un look a metà strada tra la new wave e la swingin' London. Contemporaneamente siete tra i rappresentanti di un nuovo modello di musicista, un po' Dj, un po' manipolatore. Quali sono le cose che più vi affascinano di questi aspetti?

Vittorio: Ci siamo emancipati dalla schiavitù del suono, per metterci al servizio dell'affetto.
Giuliano: La verginità riconquistata e un bagaglio di anni di ascolti e produzioni impossibile da dimenticare.

Provenite tutti da consolidate esperienze musicali maturate con diverse band degli anni '80/'90; A Number Two, Fangoso Lagoons, Margot. Che ricordo avete del vostro passato e in che misura ha influito nella musica che suonate con gli Aerodynamics?

Vittorio: Il ricordo, fortunatamente, lo puoi tenere in braccio, coccolare, sballottolare su nel cielo, cullarlo ed addormentarlo. Poi, in men che non si dica, puoi chiuderlo nel sottoscala, dargli ogni tanto del pane e acqua, chiudendolo a chiave quando vai alle prove degli Aerodynamics. Però qualche volta lo porto ai concerti e tengo una sua foto sulla custodia del basso, che non è il mio...

Mirko: A volte mi ritorna la voglia di suonare musica tristissima, ma poi mi sveglio.

Le vostre canzoni sembrano continuamente in bilico tra giocosità spensierata e seria filosofia. Ti fanno capire tutto ciò che c'è da capire e al tempo stesso ti mettono le ali ai piedi. È una frontiera, questa, così eccitante per trarre ispirazione?

Vittorio: Il bilico: se non fosse eccitante non mi ci troverei così spesso! Forse però le cose a volte sono più semplici di come sembrano, cioè alla terza domanda posso pure dire che tra una canzone e la sua percezione c'è così tanta distanza che neppure gli stivali delle sette leghe ed alla fine va bene così, questo è quello che conta, senti che va bene così e non ti preoccupi tanto se cadi giù o resti, rigido e saldo, sul cornicione. Sicuramente l'intenzione di semplificare le cose c'è, al richio di vedersele pure sparire o trasformate in qualcos'altro. Ecco, il bilico è dato dal movimento delle cose, delle produzioni, che sfuggono continuamente di mano. E SGLONG!, ecco una canzone. Forse però non è così....
Giuliano: … abbiamo cambiato l'organizzazione del gruppo nei confronti delle "canzoni”, l'apporto di ognuno è assolutamente casuale, e succede una cosa strana, non esiste struttura, non esistono passaggi né riti, a un certo punto il brano nasce da sé, già pronto e confezionato, tutto nell'arco di qualche decimo di secondo!

Anche gli Aerodynamics sono tra i gruppi emersi da Arezzo Wave. Siete stati finalisti nell'edizione '99 del festival e di lì sono iniziati i contatti con la Snowdonia che ha poi dato alle stampe il vostro disco d'esordio. In che rapporti siete con la label messinese e cosa ci riserverà il futuro?

Vittorio: Se Cinzia (mrs snowdonia) fosse di Catania sarebbe lineare definirla vulcanica. Essendo di Messina ed avendo percorso la calda autostrada che unisce le due città, posso dirti che Cinzia è come l'immobilità che bisogna avere quando si suda, per esplodere poi al di là delle proprie possibilità appena fa più fresco. Io sono contento del disco su Snowdonia.
Giuliano: Viva Cinzia, parliamone…

Il vostro modo di intendere la musica, ricco di idee e di intuizioni spesso non riesce a rendersi "visibile"agli occhi dei discografici. Tuttavia qualcosa è cambiato. Cosa suggerireste, da addetti ai lavori, a chi deve promuovere e far circolare musiche e culture non allineate ai fini strettamente commerciali della grande industria discografica?

Vittorio: Siamo in tanti in questa situazione, frecce lanciate verso un bersaglio a cui non si arriva mai, frecce tese e sorridenti partite da archi pieni di fantasie e creatività. L'underground musicale italiano è una puntata-fiume dell'Albero Azzurro con gli schermi oscurati, è un circo sott'acqua, un libro pieno di bellissime poesie il cui tipografo è morto prima di staccare le pagine fra di loro. Siamo in tanti e la cosa più triste è scoprirti a chiederti allo specchio: io sono italiano? nessuno me l'aveva detto prima.. ed io... per questo non ho possibilità? perchè? perchè io? il consiglio è: non fate soffrire la gente e ricordatevi di quando eravate amebe...

Nel vostro sound e soprattutto nelle esibizioni live spicca un elemento umoristico davvero peculiare. Che importanza date all'autoironia. Pensate che vi abbia aperto porte che spesso rimangono chiuse a chi si prende troppo sul serio?

Vittorio: Ho scoperto di essere buffo suonando da solo al Link - e già questo fa figo! - però io non volevo che la gente ridesse soltanto, SONOUNMUSICISTAMIODIO!!, allora David Moss - a questo punto sono inarrestabile!! - mi ha detto: perchè no! da lì ad incontrare Giuliano e Mirko, ed a scoprire le nostre infinite e divine possibilità, è bastato veramente poco.
Giuliano: L'ironia è "courmayeur”, "courmayeur" è ironia, non potrebbe essere altrimenti! Una macedonia di fragole e capperi non può che essere uno scherzo…!

Ho saputo che le vostre prove avvengono in maniera inusuale. Qual è la giornata tipo degli Aerodynamics quando creano le proprie canzoni?

Vittorio: Quando vuoi mescolare suoni, dare loro una struttura compiuta, marchiandoli di tratti riconoscibili e distintivi, devi tenere conto anche del tuo stile di vita. Per cui non si tratta di provare una canzone finchè non viene bene, ma di identificare suoni, gesti, parole... che stanno bene insieme e puoi farlo sia suonando che campionando che immaginandolo. esistono centinaia di canzoni degli aerodynamics che non sentirete e non sentiremo mai, perchè il loro stato è preesistenziale. Eppure ci sono.
Giuliano: Ascolto i dischi, sento i frame di 1 secondo, mi piacciono, li prendo, li unisco, poi li vomito e li faccio ascoltare agli altri e loro dicono "… si questo è aerodynamics!”, poi la stanchezza se ne va e alle 2 di notte stiamo ancora a parlare dell'ultimo viaggio, tanto la canzone è già nata.

Il vostro modo di comporre sembra una variazione sulla popsong. L'elettronica c'è ma non è così preponderante. C'è un perfetto equilibrio tra pop e tecnologia. Sarà così anche nel prossimo futuro?

Vittorio
: Dall'incrocio dei nostri fattori vitali potrebbe prodursi aerodynamics.... no, in realtà si producono spesso aerodynamics molto diversi da quelli del disco o dei concerti, soltanto che per adesso sono soltanto per noi. È un po' il discorso di prima. Se l'economia degli affetti ci porterà ad esternarli ed a metterli sul mercato, sentirai dell'altro. Altrimenti no. Sicuramente ci troverai influenze new age, perchè siamo intimamente cattivi.
Giuliano: harmonium e chitarre acustiche, si… con qualche batteria giocattolo, probabilmente..
Mirko: Ci sarà anche dell'house in sottofondo. D. Cosa vi è piaciuto di più del vostro disco e cosa invece cambiereste? V. Rispetto molto la vita autonoma dei suoni, che non sono di nessuno e neanche miei. Perchè cambiare un disco, quando puoi farne un altro? E poi la ripetitività ossessiva dei concerti ci permette di liberarci dall'ansia dell'identico ed in fondo ogni mercoledì è insieme uguale e diverso: soltanto uno più uno, con determinate condizioni atmosferiche, fa sempre due.


Nel vostro repertorio c'è una cover sintetica e coinvolgente di New Dawn Fades dei Joy Division. Che impatto ha avuto su di voi l'ondata della prima new wave?

Vittorio
: Cosa dire, è come gli omogeneizzati per il dottor Gerber...
Giuliano: mi viene naturale come spremere le arance al mattino! Come mettere il sale nella pasta…
Mirko: New dawn fades è l'unico brano che fatto dal vivo mi permette di guardare il pubblico. Per quanto riguarda gli anni 80 c'è rimasto molto Battiato nel mio cervello e anche un po' di Liò.


Sareste stati gli Aerodynamics anche in altre parti del mondo?

Vittorio: Manco per sogno, letteralmente: MANCO PER SOGNO. Oppure sì.
Giuliano: Siamo sempre stati in altre parti del mondo, se no non saremmo Aerodynamics.
Mirko: Se fossimo nati in America saremmo diventati i Globetrotters.


Francesco Battisti