Da Messina, ormai da alcuni anni a questa parte, Snowdonia è una piccola, atipica e felice realtà del panorama discografico italiano. La creatura di Cinzia La Fauci e Alberto Scotti (insieme già nella band Maisie) continua a sfornare dischi ogni anno, senza nessuna fretta e con logiche ben distanti dai freddi ragionamenti da produttori, ma bensì fatte con il cuore e con l’affinità che si può trovare con gli artisti prodotti e scelti fra le centinaia di demo che i Nostri ascoltano. Numerose le band lanciate da Snowdonia: Bugo, Thefinger, Fausto Balbo, Aidoru, Egokid, Scarapocchio più varie ed interessanti raccolte. Di questo e altro abbiamo parlato con Cinzia. Ormai sono parecchi anni che Snowdonia fa parte della scena musicale.

Che idea ti sei fatta del mondo che vi circonda e di come è percepita la vostra realtà fra gli addetti ai lavori?


Sono circondata da molto amore. Snowdonia è senza dubbio una realtà apprezzata e coccolata dagli “addetti ai lavori”. Io ho un grande rispetto per il variegato universo della stampa musicale. Ci sono molti luoghi comuni spiacevoli a proposito del vostro lavoro. Non è una cosa infrequente sentirmi fare domande come: ma quanto hai speso in pubblicità per avere quella recensione o quell’articolo? Tutto suona molto “ridicolo” se pensi che la maggior parte dei giornalisti musicali lavora “gratuitamente”. Si tratta di persone, spesso, animate dalla stessa passione suicida che fa sopravvivere le cosiddette “etichette underground”. Non ho mai avuto una recensione o un articolo perchè avevo pubblicato un banner o per amicizie personali. Ci tengo ad avere con la stampa dei rapporti molto “professionali”, mi piace pensare che quello che facciamo possa essere percepito come una follia d’amore. I rapporti mediati dalle amicizie o peggio dal denaro sono una vera iattura. La mia sensazione è che si tratti di una sorta di “videogame”, nel quale il discografico gioca a fare il discografico e il giornalista prova a fare il giornalista. Non so se mi spiego, non vedo la faccenda come qualcosa di “reale”. C’è (stato) un mondo fatto di musicisti che muovevano denaro e che sollecitavano le ghiandole che sovrintendono al pianto isterico dei fans. C’è (stato) un mondo fatto di giornalisti che con una stroncatura ti facevano perdere occasioni e denaro. Oggi, almeno al nostro livello, è un bellissimo gioco delle parti, ci sosteniamo a vicenda. A volte ci divertiamo, a volte facciamo solo finta di divertirci, per non sentirci sull’orlo del precipizio.

Il vostro è un catalogo quanto mai vario. Con quale criterio scegliete gli artisti da produrre?


Suppongo che tu sia stato almeno una volta nella vita in un negozio di dischi, giusto? Ecco, hai mai passato un pomeriggio con le cuffie ad ascoltare cd, per decidere cosa comprare? Per noi è esattamente la stessa cosa: ascoltiamo i demo che ci arrivano e se ci piacciono cerchiamo di coinvolgere il malcapitato in questa patetica, divertente pagliacciata.

Ultimamente avete deciso di prediligere nelle vostre produzioni artisti che cantano nella lingua madre (praticamente una sorta di chiusura ai tanti gruppi italiani che si esprimono usando l’inglese). Come mai questa decisione?

Per il semplice fatto che ci sembra giusto che un musicista si rivolga al suo pubblico (ammesso che ne esista uno) con la stessa lingua che usa per chiedere 200 grammi di mortadella al salumiere.

C’è qualche scelta fatta in passato che se fossi dotata di bacchetta magica torneresti indietro per poterla modificare?

Oh si, ce ne sono tantissime. Io vivo di rimpianti! Se ci fosse un campionato mondiale del rimpianto potrei gareggiare alla grande. La più grossa cazzata che ho fatto nella mia vita è stata quella di litigare, a causa del mio brutto carattere, con delle persone che non lo meritavano. Però è vero anche l’opposto: avrei dovuto mollare almeno un ceffone a più di una persona del mio ambiente, invece di limitarmi agli sfoghi verbali.

Ti va di stilare una top-five delle vostre produzioni?


Se parliamo di “qualità” metto tutto alla pari, non potrebbe non essere così, visto che l’unico criterio che conosco per produrre un disco è il mio gusto personale. Ci sono comunque dei Cd ai quali, senza false ipocrisie, mi sento più legata. Forse perchè hanno qualcosa di più “poetico”, più stupido, più allegro, più disperato o perchè mi ricordano bei momenti o perchè sono umanamente più “vicina” agli autori. Magari anche semplicemente perchè non sono stati capiti e considerati per quel che meritavano. Ok, taglio corto: Le Masque, Mutable, Orange, Scarapocchio, Magic Secret Room.

Cosa dobbiamo aspettarci nel 2005 di Snowdonia?

Ogni anno, per Snowdonia, è uguale. Lo è nel senso che non cambia nulla da un punto di vista “artistico” e organizzativo. Continuiamo a proporre le nostre cose perchè ci crediamo, perchè ci piace farlo e forse perchè non siamo capaci di fare altro. C’è in uscita una compilation alla quale tengo moltissimo. Si chiama “Lo Zecchino d’ro dell’undeground”, ci siamo divertiti da impazzire a coinvolgere moltissimi bambini e bambine in memorabili duetti canori con band come Toychestra, Masoko, Marlene Kuntz... È prevista anche l’uscita numero 2 dei Larsen Lombriki (un quintetto di autentici deviati mentali, ma non per dire... sono davvero “malati” e quindi fantastici). Poi che dire? Il nuovo dei miei Maisie (il primo in lingua italiana), con Bugo e Stefania delle Allun/Ovo come superospiti. Ma c’è tanto altro, davvero, basta avere la pazienza di seguirci. Alla fine non è così spiacevole come potrebbe far sospettare la mia assoluta mancanza di simpatia.

a.p.