Pig Magazine n. 26 - Ottobre 2004

Ai tempi del rock'n'roll c'erano i 45 giri e i Jukebox, canzoni di 2/3 minuti e via a ballare; poi sono arrivati gli LP. davano la possibilità di incidere musiche sperimentali, suite psichedeliche che occupavano un'intera facciata e via a viaggiare; con le cassette sono arrivate le musiche da automobile (autoradio) e da passeggio (il walkman) e via a correre; il CD. il PC e Internet hanno poi permesso di trasformare la musica in dati e condividerla col mondo intero, e remixarla e produrla in casa (sia legalmente che non) e via a scaricare: c'è sempre stato un legame molto stretto tra la musica e il supporto sul quale è incisa, cosa ci riserverà il futuro?


Materialisticamente parlando ("materialismo storico", intendo) ti dirò che è impossibile scindere il ruolo della musica dalla trasformazione materiale del consorzio umano. Cosa voglio dire? Semplicemente che il 45 giri era perfetto per l'epoca dello sfogo ormonale in una società in cui i consumi erano in crescita e gli ormoni vibravano all'unisono con l'aumento delle paghe dei genitori. Il futuro (già presente) sta riservando alla musica quello che si merita. La pubblicità di consolatori mezzi di consumo (bevande, automobili, jeans e magliette) veicola canzonette in 4 quarti, con voci finto-soul e arrangiamenti pacchianamente scientifici.
Eppure l'acquisto di una macchina non ci fa sentire felici come si sarebbe sentito felice un ragazzo degli anni '60. Per capire questo semplice punto di vista ti consiglio di riascoltare il testo di una magnifica canzone di Ivan Graziani intitolata "Motocross". La pubblicità veicola canzonette da piazzare sul cellulare che squillerà per non dirsi nulla. L'automobile ci porterà verso spiagge con ombrelloni a consumare amplessi con una gioia molto relativa. La musica del futuro (già presente) è niente altro che una sonorizzazione di oggetti invadenti da poggiare sul tavolo in pizzeria, da usare per riempire i vuoti della conversazione. Il supporto fa schifo come la sua sonorizzazione. La musica oggi è solo musica funerea (il sogno di ogni dark si è finalmente realizzato con Dragostea).

Come giudichi il bastard pop (o bootleg remix o mash up) e la sua forzata illegalità (tranne rari casi)?

È solo un passatempo, è una nuova forma di manierismo, virtuosismo fine a se stesso. Puro onanismo.

Alcune band (famose e non) hanno iniziato a vendere direttamente i propri dischi, scaricabili a pagamento dal loro sito, molte mettono a disposizione canzoni per il free download, alcune condividono anche brani/campionamenti no copyright... si sta avviando un processo di ridefinizione del ruolo delle case discografiche?

Le case discografiche non esistono più. Le uniche realtà che mi sento di definire "case discografiche" sono gruppi di individui animati da una passione leggermente patetica, si tratta di realtà fondamentalmente "inutili" e del tutto marginali come Snowdonia o più in grande come la Kranky et similia. La musica "popolare" è defunta. Si è spenta insieme alla passione, alla voglia di vivere, alla cucina, al sesso. Una casa discografica permetteva ai musicisti di "parlare" con le persone, di raccontare storie, di simulare orgasmi. Oggi questo dialogo non ha senso, si tratta di bugie. Ah! Che cosa nobile che erano le bugie, c'era sempre attaccato un pezzetto di verità. Le case discografiche oggi non sono altro che associazioni a deliquere: si punta al "singolo", si bruciano i musicisti (?) come cartine delle sigarette. Chi sente l'esigenza di un dialogo con il pubblico (?) prova ad affidarsi alla rete. Questa cultura del "free" a tutti i costi è una mera illusione di libertà. Stiamo allevando una generazione di scrocconi che pensa che tutto gli sia dovuto per diritto divino. I soldi vengono fuori quando si tratta di comprare cazzate, il musicista è un giullare al quale al massimo fare una piccola, compassionevole elemosina. Tutto questo avrebbe senso se il capitalismo fosse morto e sepolto. Fare musica e farla bene non è qualcosa di immateriale, non siamo fatti di puro spirito. La maggior parte della musica registrata in casa fa pena. Si abbassa la qualità per simulare, con arroganza, indipendenza. Immagina cosa sarebbero stati i Pere Ubu o i Talking heads registrati in casa sulla scheda di un computer. Non si può sempre sperare che risparmiare denaro porti dei risultati. Stiamo nella patetica situazione che le cose fatte con passione le vuoi gratis e quelle fatte appositamente per spillarti denaro le paghi volentieri. Paradossalmente (ma mica tanto) gli spazi di libertà sono infinitamente minori oggi (con la rete) che quando a comandare la EMI c'erano dei bei, grassi, cummenda con il sigarone. Le case discografiche (per puro calcolo economico o anche per sbaglio) hanno dato la possibilità di esprimersi e comunicare a geni assoluti. Oggi un David Bowie potrebbe solo tentare di buttare a casaccio i suoi MP3 sulla rete e non se lo inculerebbe nessuno.

Ho fatto un piccolo sondaggio, commenta queste affermazioni:

1) io scarico canzoni che non comprerei (magari di un ed me ne piace solo una che non è il singolo e allora come farei ad averla);


Cazzo! A me piacevano due righe del Manzoni, 4 pagine di Burroughs, 3 versi di Baudelaire. Me la fai una compilation? "Quante volte ti è capitato di portare un macchina un cd: 2 canzoni ti piacciono e 8 no? Da oggi non ci saranno più problemi, con la nostra compilation avrai solo ed esclusivamente le canzoni più belle che siano mai state prodotte!" (da una televendita notturna Mediaset).

2) io scarico perché i cd costano troppo;

Colpa tua! Ti piace l'idea che tutto passi sulla tua testa? hai permesso che venisse approvata la legge sul lavoro interinale senza fiatare? Hai permesso che facessero di tè un ciccione viziato e idiota? Adesso te la prendi in quel posto. Metterai in fila sui tuoi scaffali tanti bei cd verbatim (per la gioia della Verbatim) e continuerai ad essere un individuo patetico. I cd costano troppo perché i capitalisti sono avidi, i capitalisti sono avidi perché tu sei un cretino.

3) il file sharing mi permette di recuperare canzoni altrimenti introvabili;

Se sono introvabili lascia che siano introvabili, c'è più mistero.

4) io scarico per ascoltare un disco prima di spendere i soldi;


Questo culto dell'efficacia mi fa orrore. Non è molto meglio comprare un brutto disco e poi sperare che ti piaccia tra 10 anni? Non trovi che sia del tutto divertente fare una cosa stupida?

5) io scarico perché non voglio spendere tutti quei soldi in CD;

se applichi la stessa regola quando fai la spesa perché sei sottopagato sono d'accordo con te compagno proletario.

6) io scarico perché credo che la musica sia di tutti e non solo di quelli che possono permettersi di comprarla.

Oddio : -) Non credevo che il maoismo fosse tornato di moda. D'altra parte il musicista è uno schiavetto, no? Uno che si diverte a comporre musica per permetterti di fare il fighetto con le ragazzine in macchina, no? Ti crederò il giorno in cui riterrai corretto il fatto che quello che hai in casa (tv, stereo, vivande, suppellettili) non è tuo, ma di tutti. Tu rubi la mia musica perché il mio lavoro non vale un cazzo, io ruberò la tua tazza del cesso perché il tuo lavoro non vale un cazzo. Mi sembra ragionevole, no?

Il peer2peer è il vero responsabile delle crisi del mercato musicale? Eppure sembra che i dischi belli e quelli pubblicizzati vendano bene.

Il peer2peer è un passatempo per giovinastri sfaccendati. La crisi del mercato discografico è puramente "culturale". Il mercato discografico non è affatto in crisi. Le major ti fanno pagare anche il sudore dell'ultimo degli impiegati che mette timbri da qualche parte. Il giovinastro è un personaggio da commedia dell'arte, uno che si crede furbo ma la mette in culo solo alla gente socialmente, economicamente ed eticamente indifesa. I red hot chili peppers venderanno sempre dischi perché qualcuno ha investito un sacco di soldi per scolpirti le loro facce nel cervello. Il giovinastro comprerà sempre quello che qualcuno ha deciso che lui compri. Questa è scienza, non fantascienza. Puoi anche scaricare in anteprima il loro ennesimo CD e stai certo che poi lo comprerai, anche se lo troverai rivoltante, è una legge economica. Ti sentirai legato a loro da un rapporto di sudditanza psicologica, è quasi un dovere. Ricorderai cose che non hai vissuto, ti sembrerà di ricordare una spiaggia californiana che non hai mai visto. Il Peer2peer non danneggia nessuno e non ha alcun valore etico, è solo un passatempo, ripeto: un passatempo, come le parole crociate. Chi riveste questa pratica di un significato etico, magari rivoluzionario è lo stesso tipo di persona che uscendo dal cinema dice cose come: "il primo tempo era forte, poi il film calava un po'". Chi è sveglio, chi è incosciente, chi conosce l'estasi dell'errore (ri)conosce a naso chi si sta sforzando di mettersi psichicamente in contatto con lui, chiaro, no? Sente in dovere di esplorare il mondo di un musicista, sente di doverlo stare a sentire ci ragiona vuoi sentire un disco, vuoi vedere la copertina, vuoi fargli capire che apprezza il suo lavoro, che non lo considera un cameriere.

Alcuni propongono di abolire il diritto d'autore in rete e recuperare il mancato guadagno tramite una sorta di tassa sulla banda larga a carico di chi la usa per i download potrebbe essere una soluzione? Non è ora di cambiare qualcosa?

Sinceramente non so neppure perché sto rispondendo a queste domande ;-) Non mi sono mai davvero interessata a queste cose. Io guadagno 400 euro al mese, se un disco mi interessa lo compro, lo guardo me lo giro tra le mani, lo leggo. Non mi interessa altro. A me piace l'idea di avere a casa dei bei dischi, mi piace l'idea di dare i miei soldi a chi ha fatto un buon lavoro (anche se la metà se li fregherà qualche burocrate parassita). Mi piace l'idea che quando compro un disco sto lanciando a chi lo ha suonato un messaggio di stima, di amore di fiducia. Ecco, sarò antica, sentimentale, cretina, non avrò i mezzi culturali per capire il mondo di "oggi", eppure l'idea di stare qui al PC scaricare roba dalla rete, nel silenzio della mia stanza non mi rende nè felice nè entusiasta. Mi sembra tutto così triste. Diciamo che ho altro a cui pensare.

Conta di più il contenuto o il contenitore?

Un "disco", un'opera compiuta è fatta di musica e di grafica. Un disco è la fotografia di un momento, di un universo mentale. Un artista dovrebbe concepire un disco curandone ogni dettaglio, dovrebbe fare in modo che tutto sia perfetto: i disegni, le facce, le scritte. Tutto. Ripeto: ogni volta che compriamo un disco stiamo semplicemente ripagando qualcuno per la sua passione, per il suo LAVORO, per quello che ci trasmette, perché arricchisce il nostro universo mentale. Non importa se poi non vedremo mai quelle spiagge o non vedremo mai quella ragazza o quel ragazzo o quel posto.

Tu che siti internet navighi?

Mi piace Dagospia, leggo le webzine come Musicboom e Rockit, mi piacciono molti siti a carattere pornografico, mi piace leggere lettere di persone con problemi sessuali, etici, estetici. Mi piacciono i siti con le fotografie, quelli che si muovono, mi piacciono i siti con un sacco di colori, immagini, cose senza senso. Snowdonia come sta usando la rete? E in futuro? Abbiamo un sito www.snowdonia.it lo rivesto dei colori che mi piace vedere. Mi piace quando la gente mi scrive ma preferisco quando mi telefona. L'ideale per me sarebbe poter cenare con ognuna delle persone che ha comprato un nostro disco, dal 1997 a oggi.

Quanto dovrebbe costare una canzone scaricabile a pagamento? Come sono ripartite le spese di produzione/gestione?

Non ne ho idea. Non so dare un prezzo agli atti passionali.

Alex Dandi