Blow Up n. 89 - Ottobre 2005

Il ritorno degli eretici messinesi. Dopo aver costruito una delle realtà più stimolanti dell'underground italiano degli ultimi anni con un'etichetta come Snowdonia, Alberto Scotti e Cinzia La Fauci tornano a vestire i panni di musicisti e pubblicano il quinto album della loro band, i Maisie. Un disco, "Morte a 33 giri", che è uno spartiacque nella golosa discografia maisiana (vedi box), il primo nella storia dell'imprevedibile duo (che nel frattempo è diventato un quartetto "aperto", con Paolo Messere dei Blessed Child Opera e la cantante Carmen D'Onofrio, e collaboratori preziosi come, tra gli altri, Bugo, Tae Tokui, Stefania Pedretti) cantato interamente in italiano. Un lavoro che al solito è una lezione di stile al birignao provinciale di molti troppi gruppi indie del nostro paese, un crash sugoso di italo-gospel, psichedelia, canzone d'autore.

Dopo tre album il grande cambiamento stilistico. “Morte a 33 giri” è il primo album dei Maisie cantato in italiano…

Per tanti anni abbiamo pensato sul serio di non essere capaci scrivere e (questo vale per me) di non saper cantare in italiano. Forse l'inglese era un modo per nascondersi, scappare da quella voglia bruciante di comunicare che comunque covava sotto pelle. C'è anche da dire che la mia generazione ha vissuto per troppo tempo un assurdo rifiuto della nostra tradizione melodica. Chi aveva tempo da perdere con Battisti o Graziani quando c'erano i Bauhaus e i Joy Division? Non so neppure come sia successo ma progressivamente ci siamo ritrovati alle prese con quest'ansia che ci portava a voler recuperare avidamente tutto quello che avevamo ingiustamente trascurato, siamo stati sommersi da un autentico tsunami emotivo. Il pop italiano siamo noi, fa parte delle nostre vite, delle nostre esperienze quotidiane: ci commuove, ci solleva, ci accarezza la pelle.

Un'altra grande novità è l'allargamento di formazione. Puoi presentarci i nuovi componenti dei Maisie?

Abbiamo scelto di registrare le parti vocali di “Bacharach for President...” da Paolo Messere, perchè avevamo apprezzato il suo lavoro sul disco dei Missselfdestrrruction. In genere non amiamo molto i fonici: sono invadenti, usano un linguaggio scurrile per far sentire a proprio agio i gruppi rock e soprattutto pretendono di conoscere la tua musica meglio di quanto la conosca tu stesso. In Paolo abbiamo trovato un ragazzo serio, con dei genitori simpatici, rispettoso della musica altrui, creativo e capace di fare un ottimo caffè. Forse siamo troppo comunisti ma non possiamo fare a meno di far posto a tavola alle persone che ci piacciono, tanto dove non si mangia in 2 non si mangia neppure in 3, figuriamoci in 4. Carmen è stata una folgorazione, come avrebbe potuto il destino tenerci lontani da una donna che canta come un usignolo e usa i piedi per sfondare la porta quando dimentica le chiavi?

Come ti trovi Cinzia a dividere il cantato con Carmen?

Magnificamente. Di solito le donne si odiano a morte, anche quando si tengono per la mano e vanno in bagno insieme. Tra noi c'è una simpatia naturale, ci completiamo a vicenda. Lei è rumorosa ma saggia e profondamente analitica. Io sono tutto il contrario.

Dal punto di vista stilistico anche tante novità. Mi sembra che il suono abbia diversi punti di lettura. Innanzitutto c'è questa componente devozionale, molti pezzi sembrano avere echi quasi di un gospel all'italiana, mi ricordano certa canzone pop della chiesa nostrana passata attraverso una lente psichedelica. Il canto “corale”, “aggregativo” e “di comunità” è nelle vostre corde?

Direi che hai fatto centro se consideri il fatto che tutte le canzoni del disco sono nate come composizioni da spiaggia: chitarra e voce. Le abbiamo scritte e poi cantate e ricantate nella nostra stanza per mesi, prima di arrangiarle. Negli ultimi due anni è enormemente cresciuta la nostra passione per l'esecuzione vocale, restiamo incantati di fronte ad una bella voce, con quelle note che salgono, scendono, ti afferrano per il bavero e ti mettono all'angolo. Siamo anche molto attenti a tutte quelle magie che spesso fanno la differenza sui dischi: coretti, controcanti, voci sovrapposte, voci fantasma. Quanto sono belli i dischi di Loredana Bertè? C'è una gioia particolare nello scrivere così le canzoni, puoi eseguirle dove vuoi, puoi stonarle, gridarle, farle ascoltare in anteprima. Mi colpisce molto il tuo riferimento al Gospel, perchè ogni cantante di quel genere non fa che ripetere che il canto avvicina a Dio. Io non sono credente, però la sensazione che provo cantando a voce spiegata è qualcosa di mistico, puro, assoluto. Non parlo solo delle nostre canzoni, adoro cantare quelle di Graziani in macchina, le urlo, le modifico, le sento mie. Si, non c'è niente di più bello e prezioso del canto.

Poi l'influsso della canzone italiana classica, pre-rock, anni '60…

Notte di luna calante è la più grande canzone italiana di tutti i tempi.

I toni, pur nel loro carattere tra il devozionale straniato e la diversità tout court alla Maisie sembrano i vostri più dark…

Non c'è molto da stare allegri a questo mondo. Noi abbiamo voglia di vivere, di godere con il corpo, la mente, gli occhi, il palato, l'olfatto. Non abbiamo mai pensato che scrivere una canzone che parla di cose tristi, in tono triste sia più nobile che scriverne una allegra, che parla di cose allegre, però non possiamo fare a meno di guardarci intorno, non sarebbe onesto. Se ci pensi bene Lou Reed non sarebbe stato Lou Reed se non fossero esistite l'eroina e la depressione metropolitana. In una vecchia gag vista in tv, Romina Power, acconciata da ragazzina coatta, diceva: “mi piace il mondo con tutti i suoi schifi”.

C'è anche in qualche pezzo qualche arrangiamento molto Europa dell'Est.

L'influenza di artisti come Ali Ibn Rachid, Ne Zhali, Iva Bittova, Uz Jsme Doma, Dunaj, Vladimir Vaclavek è stata assolutamente fondamentale per la crescita dei Maisie. L'Europa dell'est è la nostra seconda patria, le emozioni che abbiamo ricevuto visitando la Romania, la Polonia, la Repubblica Ceca, l'Ungheria ci basteranno per almeno cento vite. C'è la sensazione palpabile di un sogno perso, le sue macerie, l'arroganza dei nuovi potenti, lo spirito fanciullo e zingaresco, la contemplazione, la malinconia, la forza interiore di chi ha subito tutto da tutti. Furberia, follia, malinconici squarci di vita contadina, solidarietà umana, commovente dolcezza. Una metafora di tutto quello che cerchiamo, che abbiamo perso, che non avremo mai.

Il pezzo un po' electro in apertura sembra una parodia delle mode e dei revival del momento…

Neanche i Duran Duran fanno più i Duran Duran. Questo revival degli anni ‘80 è grottesco come ogni altro revival, bassa macelleria per zucche vuote. Quel decennio è stato fondamentale, ricco, fecondo, catastrofico. Gli imitatori mettono tristezza. Non sopporto Panariello quando fa Renato Zero perchè dovrei sopportare 4 scemi che fanno i Talking Heads?

Poi i primi esperimenti pop come Finché la borsa va…

È stata la prima canzone in italiano che abbiamo scritto! Parla dell'innocenza di fronte al capitalismo, quel particolare entusiasmo che colpisce, in segreto, anche il più incallito dei vetero maoisti, quando si trova a dover scegliere tra 300 modelli di scarpe riposte con cura in una scintillante vetrina. Cosa c'è di più pop di questo?

Cos'è la morte a 33 giri?

È il funerale della musica, così come l'abbiamo conosciuta, amata, consumata. La morte a 33 giri è un ragazzo che può passare dagli Abc a Cristiano Godano, dal ‘77 all'85, senza aver vissuto nè l'uno nè l'altro. La morte a 33 giri è lo stesso ragazzo che esce con gli amici e pretende di essere intrattenuto dal fenomeno indie del momento. Una grande serata rock oppure una piccola delusione? Boh, avanti un altro, tanto non c'è niente da fare questo Venerdì.

Con la lingua italiana assume rilievo nel mondo dei Maisie lo sguardo sul tempo che passa, su quella crocevia di passato, presente e futuro che sono le nostre vite…


Ci turba moltissimo l'idea di (non) essere troppe cose allo stesso tempo.

Ci sono due collaborazioni con Bugo, che ha debuttato su Snowdonia qualche anno fa. Come sono nate e come vi sembra il suo excursus? Vi piace il suo ultimo album “Golia etc”?

Christian risponde al cellulare con un tono che percepisci rilassato ma è quel tipo di dinoccolata calma che risulta organizzata e razionale anche in mezzo all'apocalisse; è indietro già di 10 telefonate con te, ha perso 2 chiamate, non legge gli sms, non si ricorda il numero e non lo riconosce, ma poi ti stupisce perchè scopri che ha accanto un foglietto con scritti tutti i titoli delle canzoni e i commenti a ogni brano del disco che gli hai mandato 10 mesi prima. È sempre piuttosto evasivo, tende a zittirti velocemente, come per dire: “non chiedermi di fare nulla, non ho tempo!”. Eppure sono riuscita a convincerlo a venire in studio e sembrava anche molto felice di essere lì. Arriva, sente una canzone senza la voce e butta giù un testo che si era sognato in treno. Di quella giornata ricordo una processione di finti passanti che finivano per caso al Seahorse e per caso ci trovavano Bugo: “Oh Bugo, sei proprio tu? Ma che sorpresa!”. Adoro Christian perchè riesce benissimo a fingere di non essere al settimo cielo per il fatto che la gente lo riconosca, è il caso più sfacciato di finta modestia che io abbia mai visto. Il suo ultimo disco è davvero un capolavoro, contiene le canzoni più belle che lui abbia mai scritto. Bugo è troppo onestamente, genuinamente scazzato e squinternato per il pubblico “colto” medio, non li rassicura, non li fa sentire parte di una scena, non dà lezioni. È per questo che tanti cultori dell'indie rock nostrano non lo sopportano: riversano su di lui quella ferocia che solo persone mediocri con pretese intellettuali sanno tirar fuori.

In Italia c'è qualcun altro che sentite affine per attitudine o suoni?

Lucio Dalla.

Pur con voce dissonante siete sempre stati addentro alle questioni delle indipendenti italiane. Come vi sembra il loro stato di salute?


Beh, ci sono dei gruppi italiani che sono partiti dalla scena indipendente e adesso furoreggiano all'estero e su Mtv, per cui immagino che la situazione sia florida. La domanda è: perchè i Maisie non fanno i soldi?

All'estero chi vi piace?


Devendra Banhart e Armand Van Helden. La verità è che abbiamo davvero pochissimo denaro da spendere in dischi. Sono abbonata a Blow Up da una vita e ogni numero che leggo mi viene voglia di prenderne almeno 50, così continuo a segnare nomi su nomi, ho una lista della spesa lunga come la barba di Noè.

L'immaginario dei Maisie è sempre stato qualcosa che andava al di là della musica. Qualcosa di nuovo che negli ultimi anni vi ha influenzato?

La sensazione stupenda che si prova quando puoi permetterti di consumare un pranzo in 2 ore anzichè in 10 minuti.

Snowdonia. Punto della situazione e futuri progetti.

Snowdonia è il massimo dell'ordine e della razionalità. Il nostro “lavoro” consiste nell'ostinarsi a pubblicare dischi che riteniamo degni di essere ascoltati. Ci siamo imbattuti in tantissimi stupendi musicisti negli ultimi mesi: Masoko, Pulpito, Humanoira, Diabolico Coupè, Dente, Marco Casadei, Franco Naddei, Saint Ferdinand, Hello Daylight, Marco Bocci, non vediamo l'ora di presentare al pubblico i loro lavori. Una cosa che ultimamente ci ha resi felici come bambini è stata l'opportunità, grazie a Ivano Rebustini che ha reso possibile l'incontro con Augusto Ferrari, di poter mettere mano al materiale di uno dei nostri gruppi preferiti di sempre: gli Art Fleury, di cui presto pubblicheremo un'antologia. Ci piacerebbe poter disporre di fondi per organizzare spettacoli teatrali, concerti, happening notturni, purtroppo però pochissimi se la sentono di rischiare. Recentemente io e Alberto abbiamo scritto un cortometraggio comico dal titolo “Il ristorante delle cose che non esistono”, l'abbiamo interpretato io, mio fratello Danilo e tutti gli Aidoru. Quando l'abbiamo mostrato in pubblico la gente rideva e io mi vergognavo tantissimo. A breve sarà disponibile in download gratuito su www.snowdonia.it

L'artwork e le copertine sono da sempre una parte fondamentale dei lavori di Snowdonia. Chi c'è dietro?

Le stesse due persone che adesso stanno litigando sulla punteggiatura giusta da usare nelle risposte a questa intervista: Cinzia La Fauci e Alberto Scotti.

Cosa guardate in televisione?

Alberto è interessatissimo al calcio, abbiamo comprato un decoder con la scheda premium e lui è felicissimo di poterla usare. Io mi limito a seguire le vicende dell'inter, che è notoriamente la nostra squadra del cuore, lui si interessa anche ai rivali, segue le coppe, il campionato e tutti i programmi da bar dello sport annessi e connessi. Quando ci sono i mondiali è l'apoteosi, chi osa disturbarlo rischia di finire fuori dal balcone, le partite le guarda proprio tutte, anche roba come Belgio-Emirati arabi uniti. Ci piacciono Blob, Report, i documentari sugli animali. Alberto è inoltre uno dei più grossi esperti mondiali in storia dei telefilm, li conosce tutti e ultimamente ossessiona chiunque lo incontri con le sue considerazioni etiche e poetiche sull'ispettore Derrick. Detestiamo i programmi dove bisogna ridere per forza, l'unico comico che ci diverte è Corrado Guzzanti. Zelig è più noioso del Tg1. Vediamo anche C'è posta per te, con la mamma di Alberto e finiamo sempre per litigare. Sanremo è d'obbligo.

Siete appassionati di cinema. Cosa vi piace recentemente?


Tutti i lavori della Pixar, sono geniali.

Progetti a breve e lunga scadenza per i Maisie?

Sono già pronte tutte le canzoni che faranno parte di Balera Metropolitana, un doppio cd che uscirà nel 2006 (ammesso che io riesca a trovare i soldi per pagare lo studio e poi la stampa... a proposito: se ci sono finanziatori si facciano avanti!). Il primo disco è interamente basato sulla nostra idea del ballo, si va dalla polka alla mazurka, dall'hard rock pacchiano allo slow sentimentale. Il secondo conterrà registrazioni elettroniche casalinghe, arricchite dalla presenza di Vittorio De Marin, Amy Denio e Daniel Givens. Stiamo inoltre scrivendo nuove canzoni per un cd che registreremo usando prevalentemente piano, violino e sax.

Christian Zingales