Humanoira



Ultimo Aggiornamento: 11/12/2008

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mercoledì, ottobre 03, 2007 

Categoria: Musica
Mensile di musica cinema libri performance e attualità
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Fuori Dal Mucchio Numero Ottobre '07
A cura di Federico Guglielmi e Aurelio Pasini

Humanoira

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Dopo un primo EP autoprodotto è arrivato il momento per la band di Livorno dell'esordio intitolato poeticamente "L'arte di sciogliere la neve". Appena uscito per la sempre audace e coraggiosa Snowdonia (e distribuito da Audioglobe), mi ha ricordato gli es e forse anche i Baustelle e Corman, ma poi andando avanti con gli ascolti c'è altro e si trova: l'essenza d'una malinconia, portata alla luce tramite il sorriso davvero commovente che noterete anche nelle risposte leggendo la chiacchierata che segue con il cantante e chitarrista Riccardo.

Venite da Livorno, patria di Piero Ciampi e dei Virginiana Miller. Ma con quale musica siete cresciuti?
Onestamente ognuno di noi quattro ha i suoi ascolti e influenze diverse. In linea di massima però forse quello che ci accomuna è il post-rock. Ci sono influenze diverse anche perché ci sono notevoli differenze d'età tra noi. Ad esempio Marco il chitarrista, è ultratrentenne e poi ci sono i ventenni quindi c'è chi è passato dagli anni 80 e chi dai 90. C'è poi Davide che ascolta Ligabue. No, scherzo!
Qual' è il vostro trait d'union allora?
L'amicizia. Siamo compagni di scuola dal 1999 quando la maggior parte di noi era in terza superiore. Un giorno per scherzo ci siamo messi a suonare e abbiamo continuato fino a oggi.
Ci trovavamo in casa e in sottofondo c'era un pezzo degli Iron Maden e facevamo finta di suonarlo, così si siamo chiesti perché non imparare a farlo davvero. L'attuale chitarrista Marco allora stava con mia sorella e lui suonava già però roba metal e mi stava insegnando a suonare la chitarra, un altro ragazzo suonava la batteria, il cantante l'avevamo e a Davide non rimase che suonare il basso. Poi ha scoperto tornando a casa che veniva addirittura da una genia di zii bassisti. Il nostro genere musicale prima era punk poi noise, ma andando avanti forse quello che ci ha cambiato è stato l'ascolto di "Catartica" dei Marlene Kuntz. Non so perché presi quel disco in un negozio qui a Livorno, si vede che mi piacque quel fiore della copertina, poi vidi i titoli in italiano e lo comprai e lo feci ascoltare agli altri così abbiamo scoperto che la musica aveva altre sfumature e ci siamo avvicinati a gruppi come Afterhours o CSI. Da poco i Massimo Volume sono diventati il mio gruppo preferito. Li ho scoperti 2/3 mesi fa perché qualcuno sosteneva che gli assomigliavamo per qualcosa, così ho comprato i loro dischi e mi sono chiesto come avevo fatto a non ascoltarli finora.
Che peso ha l'ironia nel vostro modo di comporre?
È abbastanza importante dato che poi le prove si trasformano in spettacoli di cabaret e questo incide anche sul nostro modo di fare musica, perché ormai molto è gia stato detto ed è difficile potersi esprimere linearmente. Quindi per essere originali, puntiamo sulla risata.
La prima uscita è stato un EP ma era autoprodotto. Ma avevate già cercato un'etichetta prima?
No. La prima autoproduzione voleva essere un mezzo con cui provare a cercare qualcuno che ci aiutasse a capire come sviluppare meglio i nostri pezzi, perché da soli non è facile specialmente quando sei inesperto del campo. Avevamo molti pezzi pronti ma invece di registrarli tutti ci siamo concentrati su quattro. Poi abbiamo ricevuto un po' d'offerte e consensi, qualche dissenso ma è normale, va messo in conto. Tra tutto questo abbiamo scelto l'etichetta che poi ci ha prodotto: la Snowdonia, un matrimonio felice.
Il filo conduttore dell'album potrebbero essere i nonni?
Si. Il disco inizia con Adios nonnini, La canzone Ciro e Anna è dedicata ai nonni di Davide.
E anche l'ultima frase di "Zigulì": "Le guardie regie in pentola lo fanno il brodo giallo.Carabinieri in umido e arrosto il maresciallo…" era uno stornello che mi cantava sempre la mia bisnonna quando ero piccino quindi nacque una cosa simpatica quando andavo all'asilo, perché tutti cantavano le canzoncine per bimbi e io cantavo uno stornello del 1921 che mi aveva insegnato appunto la bisnonna. Che dire? Sono stati importanti nella mia vita e spesso riporto frasi sagge anche nei miei testi e credo sarebbe stato piacevole per tutti conoscerli. Erano molto in gamba. Me li porto dietro ovunque.
Avete intitolato il disco "L'arte di sciogliere la neve". Com'è l'arte di sciogliere la neve?
Il titolo è in onore di un mio piccolo amico d'undici anni e in particolare, al modo in cui anche un bambino riesce a struggerti con gesti semplici o con frasi banali.
Tornando al CD, ci sono delle foto molto buffe di voi quattro, vuoi descriverle?
Grazie a Cinzia di Snowdonia che le ha ideate. È per questo che ti dico che è un matrimonio felice, perché ti puoi immaginare la giornata divertente che abbiamo passato per realizzare queste foto. Sono state fatte da Claudia Castaldi che è bravissima e davvero in gamba, infatti le foto chi avrà modo di vederle su CD sono stupende. Cinzia ci mandò una mail e ci disse che siccome la Snowdonia, non è una novità, tiene molto alla linea dei suoi CD aveva in mente per noi di fare una mini storia e ci ha mandato una scenografia da seguire. Nella prima siamo tutti assieme che ci baciamo con le ragazze, pace e amore alla Beatles. Nella successiva dovevamo stare attorno al tavolo, in una tavola imbandita post pranzo, in cui c'erano al posto delle vivande i peluche; poi vestiti anni 20 da siculi in omaggio a Cinzia e a Messina tutti attaccati al telefonino giochiamo a poker. Nell'ultima c'è ancora Fabio il vecchio chitarrista che adesso è andato via e ha preso il suo posto Marco il mio maestro di chitarra; e qui c'è lui che ci mette a letto come Biancaneve e i sette nani e ci dà la buonanotte come fosse un addio. Insomma è Cinzia che ha inventato questa mini storia e noi l'abbiamo interpretata da folli quali siamo.
Come vi approcciate alla composizione d'ogni canzone?
Noi non seguiamo uno schema vero e proprio. Tutto è molto familiare e intimo. Spesso nasce prima la musica e le parole vengono in mente successivamente così ognuno ci mette del suo. Generalmente parte prima la linea di basso/ batteria e poi inseriamo il resto fino a raggiungere il testo. Se i testi sono già scritti proviamo a farli diventare musicabili o cantabili.
Com'è avvenuto il contatto con Cinzia di Snowdonia?
Ognuno di noi ha un ruolo nel gruppo: Davide ha la parte manageriale. Credo che abbia spedito il disco e che semplicemente lei abbia risposto. Eravamo in un periodo un po' di stasi col gruppo. Lì lì in bilico tra continuare col post rock e dedicarci allo strumentale o continuare sui testi. Quando ci arrivò la mail di Cinzia con un sacco di complimenti e anche a me sui testi ci diede una precisa direzione e infatti adesso il cantato è anche la cosa che riscuote maggior consenso.
Francesca Ognibene