Innanzi tutto "Fish heads", questa canzone è sempre stata una delle mie preferite tra quelle trasmesse dal dottor Demento. Il suo show rappresenta una sorta di rito di passaggio per molti ragazzini dalle mie parti. Ho passato moltissime notti ad ascoltare il suo programma e posso dire che Fish heads è senz'altro uno dei pezzi trasmessi più volte in assoluto. Immaginate dunque quale sorpresa sia stata per me riascoltarlo nella nuova versione dei Maisie con tanto di piccola, malefica chitarra e distruttivo pianoforte cacofonico! Che dire della voce? Qualcosa che sta tra David Bowie e un imbonitore da fiera."Lo-fi beauty" è più "misurata" ed è una delle mie preferite. Adoro l'eco ribattuto nella parte parlata, da alla canzone un tono da declamazione in un campo di concentramento. "Flashing guts" è piuttosto accattivante, più "mid tempo" rispetto a "Lo-fi", è quello che definirei funk trance arabo suonato senza la batteria
(una cosa apparentemente impossibile da immaginare ma che i Maisie riescono a fare dannatamente bene), al posto della drum machine usano un effetto panoramico che fa girare la mia testa più velocemente di quella di Linda Blair ne "l'Esorcista" (in senso buono, comunque). Ad ogni modo, cosa stanno sussurrando sinistramente in sottofondo? Sarei davvero curioso di saperlo. Subito dopo il vorticoso organo di "Flashing guts" arriva "Resta di stucco, è un barbatrucco" che ne costituisce una perfetta appendice con il suo affascinante groove e gli assoli di quel grande ma sottovalutato strumento rock che è il glockenspiel. Poi è la volta di "December night" che mi ricorda le cose più oscure degli Yo la Tengo però con Nick Cave alla voce in veste di cantastorie folk. La cover di "I wanna be your dog" è raccapricciante ma affascinante, proprio come un terribile incidente automobilistico: un miscuglio di fiati in stile Vangelis, suoni fuzz e battiti metronomici! Ho enormemente apprezzato l'assolo di sax in stile lounge di "Song about the several ways to use a woman", che è in assoluto una delle mie canzoni preferite dell'intero disco. Questa canzone mi appare come una sorella gemella deforme, separata alla nascita da "The girl from Ipanema" (questa circostanza è interessante perché "Ipanema" è una delle mie canzoni preferite di sempre! La mente a volte funziona in modo assai bislacco!". Una delle cose che mi colpiscono di più in questa canzone è l'insistente squillo di telefono in sottofondo. Questo mi ricorda una delle mie scene preferite del capolavoro di Sergio Leone "C'era una volta in America", quella nella quale Robert De Niro ricorda in flashback molti avvenimenti del suo passato mentre il telefono continua a squillare sullo sfondo. Ad ogni modo, tornando a "Several ways": amo il suo brusco finale con quell'effetto di reverbero, mi ricorda l'improvviso interrompersi del flusso di parole nei seducenti racconti delle signorine dei numeri erotici. "Love is a television" è una decisa sterzata rispetto a "Several ways", specialmente nella parte in cui suona come un'antica canzone folk spagnola captata da una radio capace di trasformare le nacchere in percussioni; ho anche lungamente studiato la parte di fisarmonica. Anche "Big Mac blues" sembra alludere alla musica tradizionale, questa volta al blues. Immagino uno scassatissimo amplificatore Danelectro e una jam di folk-blues (progressivamente sempre più fuori controllo) suonata in veranda. Il titolo della canzone è uno dei più belli nei quali mi sia imbattuto ultimamente."Pakistani Space Mission" (Enola gay version) è suonata con un sintetizzatore dalla potente, evocativa bellezza, ascoltandolo mi è sembrato quasi di intravedere delle bombe atomiche di gomma rimbalzare nel vasto paesaggio di Hiroshima. Peccato che sia così breve! "Pakistani" ci conduce dritti alla magnifica "Toy Helicopter", un pezzo strumentale assolutamente inventivo, con effetto reverso a simulare le pale dell'elicottero: quest'ultimo sembra costantemente in pericolo, pronto a precipitare sull'ascoltatore. "Toy" è una perfetta miscellanea di pop astratto e avanguardia, una sorta di Phillip Glass di fronte al pericolo. La melodia mi ricorda (emozionalmente, non musicalmente) "Fireworks: Still Life #5", il bellissimo strumentale di Chris Stamed dei DB's. Avrete capito che i Maisie mi piacciono, hanno lo stessa attitudine di band del calibro di Swell Maps, Butthole Surfers e (Hallelujah!) Pere Ubu.

Jeffrey Brooks