Questa che gli Egokid ci presentano è una raccolta di brani che i cinque hanno "immagazzinato" in due anni di una gavetta fatta di demo, ep e ammennicoli vari presenti in ogni carriera del classico gruppo alle prime armi. Solo che, evidentemente, questi qui le prime armi le hanno smesse già da un pezzo, essendo The Egotrip of the Egokid - oltre ad un concept surreale e sgangherato non di grande utilità ai fini dell'analisi - una sorta di greatest hits a tutti gli effetti, pieno di melodie interessanti e di colpi di genio, dieci brani che molti debuttanti pagherebbero caro per avere a disposizione.

Lo-fi ma non troppo (sapete quanto sanno essere hi-fi certe band "a bassa fedeltà"), attentissimi agli orpelli sotto una patina che potrebbe essere erroneamente considerata grezza, gli Egokid si divertono a saltellare nel solito marasma snowdoniano, sempre intenso ma finalmente con le fila più serrate rispetto alla produzione passata dell'etichetta messinese: eppure questi cinque venusiani sono serissimi nel loro ironico cazzeggio, e snocciolano uno via l'altro brani compatti e convincenti, pop, psych, prog e noise tra Garlic, Pavement, Stereolab e qualche altra dozzina di influenze che, fortunatamente, sono ben lungi dal palesarsi.

Vorremmo citare qualche brano, ma trattandosi di un vero e proprio scrigno delle meraviglie, capirete che c'è solo l'imbarazzo della scelta: quelli che ci si sono piantati in testa ad un primo ascolto, comunque, sono stati Belagente ("It's hard to be a paedophile today": come resistere a tale commovente proclama?) e Girl From Venus, space pop di casa Maisie elettrizzato da un ritornello che crea dipendenza assoluta. Dopodiché, col passare degli ascolti sono debitamente emersi tutti gli altri: l'incipit furioso di Hetro Retro Homo Superior (già m'immagino una platea intera a scandire insieme alla band il titolo del pezzo), le atmosfere "acid lounge" di Any 1000 Creatures, il pop placido eppure nervoso di Kamomilla-W e la costruzione complessa e circolare di Brother Model Or Mobile Brothel, per sfociare in Grey, brano quasi post (quasi), ed in una conclusiva title-track che osa sforare gli otto minuti mantenendosi piacevole e non pretenziosa.

Chi, come il sottoscritto, era rimasto piacevolmente colpito da Sean Connery, piccolo cameo che gli Egokid avevano piazzato mesi fa nella compilation Blu Cammello On Air, avrà insomma più che una conferma da questo debutto; per tutti coloro che invece si sono persi il materiale precedente della band, l'imperativo è d'obbligo: accattetevillo!

Carlo Crudele