Nel quarto album dei Maisie trova posto tutto quello che potreste immaginare. Sigle di cartoni animati, elettronica povera, lounge, canzone tradizionale, jingle pubblicitari, riferimenti colti fatti a pezzi con lucida demenza, cazzate quotidiane assurte a valori universali. Un bambino che gioca con la scatola dei suoni probabilmente tirerebbe fuori qualcosa di simile, se avesse la loro stessa mentalità deviata. Alfieri di Snowdonia, i due di Messina ci hanno abituato alla stravaganza della loro proposta. Tautologicamente potremmo affermare che le muse ispiratrici di "Bacharach for president, Bruno Maderna superstar!" siano racchiuse nel titolo dell'album e non ci allontaneremmo di molto dalla verità. Per dirla tutta, però, bisogna citare ascendenze di Piero Piccioni, le spruzzate di glam, qualche rimasuglio teutonico, le aperture melodiche di un certo pop inglese e l'inglobazione di qualsiasi produzione musicale possa definirsi nazional-popolare sotto il capiente ombrello del duo. Se la palma per il pezzo con maggior popappiglio se la contendono "Sipsysolly" e "I am sad" i titoli di cui non potrete fare a meno sono "Ambra and her fans", acuta analisi sociologica sulle popster, e "I'm not a fucking vegetarian", finalmente un inno all'animale più nobile del creato, il maiale. In mezzo trovano posto ritmi morbide con linee sinuose, ideali colonne sonore per i film erotici degli anni settanta ("Candies", "Flight song 7", "Sense of speed"), mantra ipnotici dalla voce filtrata ("Listen, it's obsessive!"), accurate liste di rockstar defunte ("Division 6"), omaggi a Gainsbourg che sfociano nel downtempo ("H.A.D.D."). L'assemblaggio casalingo, il lo-fi
più gradevole, suoni della vostra infanzia che si mischiano con quelli del futuro, new wave, tastiere giocattolo, pop, pop e ancora pop.
Nota di merito, infine, per il gustoso artwork, in perfetto stile Snowdonia e fieramente siculo nei riferimenti.

Vince B. Lorusso