Se Snowdonia è il reame dell'impossibile, il gruppo "di casa" Maisie sfida le leggi della probabilità in modo ancor più perverso; reduce da un disco inarrivabile come 'Music Is A Fish...', collezione di surreali composizioni decostruite e rimontate dall'abile mano di Frank Lambert, avendoci ormai abituato a collages di situazioni in mutazione frenetica, fino a saturare l'organo dello stupore, ecco che il duo messinese mischia una volta di più le carte in tavola propinandoci il suo disco più lineare ed accessibile, più "pop", se il paradosso è consentito. Cinzia indossa la sua maschera di ingenuità maliziosa su costumi presi dagli armadi di Siouxsie o di Björk, Alberto traffica con sonorità new-wave quando non addirittura techno-pop, una buona scelta di timbri organici (violino, mandolino, pianoforte) ha la meglio sull'elettronica anche grazie al fantastico apporto di Vittorio De Marin e Riccardo Amabili, che rendono il sound complessivo più che mai "di gruppo". Lirici assoli di tromba sono stavolta appannaggio esclusivo degli ospiti, il grande Roy Paci e Grazia Negro, deliziosa nella pillola antidepressiva di Sipsysolly. E poi, giù con omaggi ai Penguin Café, a sprazzi di space-lounge per l'apparizione di Mr. Falter Bramnk, alla sguaiatezza demenziale e politicamente scorretta di I'm Not a Fucking Vegetarian ed alle sviolinate folk-wave di Guts, al sexy-sax di Flight Song #7 (un pò intempestiva, nei giorni del Columbia), e alla lunga, notturna ambientazione elettronica di William Lustig (ad opera di Rami). La follia c'è ancora, è solo un pò più lucida e trasparente, e le atmosfere meno ossessive fanno emergere con maggior nitore la versatile voce di Cinzia e i testi magicamente viziosi.  Viva Bruno, vota Burt! 

Enrico Ramunni