"The Orange is an American band, playing for American people. The geographical collocation is pure casuality". Così recita la presentazione che campeggia sul sito della band. La casualità geografica ha accasato il gruppo in Piemonte e loro ben si sono adattati al luogo improvvisandosi NordOvestCowboys delle Langhe, ibridando il loro DNA con quello dell'America deviante e mutando a campagnoli e tentacolari cyberpunk. Inevitabile che il loro esordio sia firmato Snowdonia, ormai individuabile a chilometri di distanza per l'artwork colorato e gioiosamente infantile. Affinità elettive che uniscono due estremi della penisola e si concretizzano nella partecipazione alla voce dell'immancabile Cinzia La Fauci.
Tenendo come punto di partenza un approccio lo-fi gli Orange devastano generi e riferimenti musicali in nome di una personale visione postmoderna e quasi futurista dell'arte. Caotici e multiformi applicano un cut and paste di suoni, ritmi, effettistica ed immaginari: dopo un fraseggio che avrebbe potuto scrivere solo Frank Black ci si ritrova immersi fino al collo in linee melodiche da Beach Boys che si svolgono su chitarre shoegazer. Un grande gioco alla citazione e al riferimento che potrebbe tenervi incollati al divano per un bel pò. Dadaisti e naif, lisergicamente consapevoli di destrutturate la forma canzone tagliuzzandola o arricchendola col contributo di almeno trent'anni di musica americana inquadrata da italianissime lenti deformanti. I riferimenti, dicevo, sono pressoché infiniti e sarebbe sterile elencare i tasselli di questo immenso collage; vi basti sapere che l'attitudine è da fusi di testa e, se ha le sue radici in un mondo alternativo dominato dai Butthole Surfers, sarete felici di scoprire anche debiti con Zappa e quei mattacchioni dei Residents. Da questo calderone fanno a pugni per emergere dei country come A Beggar Dreams Of A White Whale, tra Califone e psichedelia, che si possono sporcare con chitarrine surf/texmex ed ululati (In Carnival Times), elettronica (Mars In A Mouse), indie rock più "canonico" come in Telephone Song, punk, marcette, math-space-rock e chi più ne ha più ne metta. Un accozzaglia di suoni, un Maelstrom di generi, un caos multicolore in cui è improbabile annoiarsi, impossibile orientarsi completamente, divertente
perdersi.


Vince B. Lorusso