La stagione autunno-inverno di Snowdonia propone, tra gli altri, l'esordio ufficiale dei Dontcareful, band nella quale mi sono già imbattuto, sempre su queste pagine, quando ho recensito un loro demo-cd qualche anno fa. Anche senza attendere il "senno di poi" era facile prevedere che il gruppo lombardo e l'etichetta messinese si sarebbero prima o poi incontrati, con buona pace di Bossi e del suo federalismo celodurista.
I Dontcareful sono un duo composto da Marco Ferrari e Nicola Zaroli alle prese con un'elettronica multiforme che deve molto se non tutto al rock in senso stretto. Ascoltando questo cd mi viene spesso da pensare ai Nine Inch Nails (ad esempio, I Need Lies), con la precisazione che mentre il progetto di Trent Reznor è incentrato sul lato oscuro della mente umana, un lato fatto di depressioni e perversioni, i Dontcareful si concentrano sul lato ilare, ovvero su pornografia, ilarità e immondizia culturale.
Paradossalmente, più si entra nel dettaglio dei generi trattati su questo "Linings", più occorre essere generici. Si può parlare ad esempio di electroclash, di techno, di sinth-pop, di funk, di industrial, ecc. senza timore di sbagliare il bersaglio. Il primo brano, Devil in Mr. Jones, sembra uscito da un video patinato degli anni '80, con tanto di ansimi erotici. Si passa decisamente agli anni '90 con Keep 9 Seeds, per essere precisi, dalle parti dei Chemical Brothers. Ritorna anche la cover dei Big Black, Passing Complexion, già presente sul demo e qui riproposta in una versione più stravolta, ma anche più levigata. Menzione speciale a Session Two, forse il brano più energico, un sfogo martellante e acido che gioca con il lato più ruvido dell'elettronica.
Un disco riuscito e godibilissimo, vario e aggressivo, anche quando apparentemente inquadrato in generi e stereotipi. Quanto era lecito aspettarsi dalle promesse degli esordi.

Massimiliano Osini