The Finger/ Franco Di Terlizi è una vecchia conoscenza di MusicbOOm: se ci seguite da qualche tempo saprete già quanto la sua musica sia apprezzata da queste parti e quanto avremmo voluto vederlo approdare ad una vera etichetta già da tempo.
Le nostre (e di altri) grida di dolore sono state ascoltate da Snowdonia, che in questo "Sugar Plum Fairy" raccoglie quattordici pezzi (basta non far caso alla copertina, che ne elenca solo dodici e nella sequenza errata: forse è ora di licenziare il grafico?) tratti in diversa misura dai precedenti Everyday was summer (tre) e There and back again (sette), più quattro inediti scritti e registrati per l'occasione.

Le canzoni di The finger le ho metabolizzate tutte da tempo e descriverle ora come fossero nuove non è facile. Il tempo ha sedimentato i ricordi e quello che prima mi pareva un colorato insieme di citazioni ora è diventato semplicemente "la musica di The finger". Quelle chitarre un pò indolenti ma così belle, le tastiere di contorno che trascinano tutto in una fiaba fredda, la voce che riesce a fingere di esser bella persino in falsetto. E sopra tutto un senso armonico che trionfa sempre e comunque.
Delle molteplici componenti del suo suono (folk, pop, indierock) quella neopsichedelica continua a parermi la più significativa, sia negli aspetti più "giocosi" che in quelli formalmente seri; quando si esprime al suo meglio, The finger sa trasmettere quel senso di desolato distacco che è patrimonio di certo pop USA (Mark Linkous in particolare), le sue canzoni hanno la medesima triste distanza emotiva, e allo stesso tempo sono così soffocantemente belle che finiscono per pesarti sulla gola senza che tu riesca a farle completamente tue.
Nell'ultimo anno ho inserito Flying Back In Time in qualunque nastro o CD-R i miei amici mi abbiano chiesto, di qualsiasi genere e composizione fosse, eppure ogni volta che la riascolto riesce a sorprendermi. Ecco, questa è la caratteristica principale di The Finger: un'autentica e selvatica ispirazione, che mentre rifiuta di farsi addomesticare da un genere specifico non evita mai il confronto con la canzone ed elude l'autocompiacimento così in voga dalle nostre parti: pezzi fatti per rimanere ben fissi nella memoria, più che per essere ammirati.

Ora il dovere mi imporrebbe di parlarvi degli inediti, della carezzevole psichedelia di Rollercoaster e di una Blue and Blue che è quasi una rivisitazione in chiave Neil Young di There and Back Again, ma mi pare che ci sia poco costrutto nello scindere in episodi un disco così uniformemente bello. "Sugar Plum Fairy" è un album che apprezzerete per intero, magari nel buio della vostra cameretta, delle stesse dimensioni di quella dove è stato concepito.
(4/5)

Salvatore "howth" Patti