La traccia iniziale a base di progressive-elettronico (deliziosa) depista decisamente l'ascoltatore. I pezzi che seguono, infatti, procedono lungo percorso musicale con venature decisamente diverse, farcite di melodia, armonia e atmosfera, seppur mantenendosi su un campo pop-elettronico di fine (nuovo?) millennio. Nei vari "singoli radiofonici" si avverte la speziatura del punk, da cui sembra gli Aidoru traggano origine, la collaborazione con il teatro Valdoca, che emana influssi scenici in molte tracce (Io guardo spesso il cielo), il riverbero dei testi della scrittrice Mariangela Gualtieri e della voce di John De Leo (voce dei QuintoRigo) e Morena Tamborrino (attrice del teatro Valdoca). Il risultato finale è un lavoro che non dispiace, ricco di spunti musicali piacevoli ed interessanti, ma che, nella sua ricerca di nuove forme musicali, rischia di impelagarsi in strade già ampiamente tracciate e che risentono forti influenze di quel post-rock minimal-chic che va dai Sigur Ros agli Scisma. Le tracce migliori credo siano l'incalzante post-rockettara "Phase-difference", l'epica straziante "Fas 3 bis" e la eclettica "Ni-roku", anche se in quest'ultima, come per "Se dormi" e "Ossicine", avrei sperato in una virata psichedelica (come avviene nella quasi lancinante "Fas 3 bis") ben più ampia (ahimé, sono insaziabile!)). assolutamente interessante la rilettura del Preludio op.28 n.2 di Chopin, "Angelo-gnomo", che sembra un divertente jingle cantato da menestrelli e il bizzarro e surreale finale pop-swing di "Se la parola amore".

Davide Castrignanò