Delle grandi capacità assemblatrici di Bramnk abbiamo scritto per "Reflux" (BU#46) e "Paradise Discount" (BU# 79). Album differenti, il primo più vicino al formato canzone e figlio sbarazzino dell'avant-rock stile Aksaak Maboul, il secondo tracimante d'un suono che sembra autostrutturarsi in costruzioni fantastiche tra Bomarzo, Gaudi e un Lovecraft senza Cthulu. Ma con un elemento comune: l'appeal immaginifico, la visionarietà - là un pò cartoon, dall'altra parte alla Sandman - che ritroviamo in questa brillante variazione sul tema del suono cinematico/cinematografico. Il titolo è chiaramente esplicativo e le note di copertina sinteticamente illuminanti: “ho fatto uso di parti di colonne sonore, specialmente le voci (e i suoni attorno a esse). Ho iniziato a comporre la scena musicale da queste fonti e qualche volta il contrario”. Tuttavia sarebbe restrittivo considerare il lavoro una semplice antologia di clips audio-cinefile. Per certi versi siamo vicini ai teatrini di Zorn (come esito emozionale, non come colonna sonora), ma ciò avviene attraverso una rielaborazione del significato filmico direttamente sul corpo “sceneggiato” - che si tratti di Alphaville di Godard, del Casanova di Fellini, del Salò di Pasolini o di Stalker di Tarkovsky. Attraverso frammenti sonori del plot e/o della colonna sonora e il vero e proprio trapianto di orchestrazioni originali, Bramnk crea nuovi organismi narrativi, (straordinario Linda for the devil, variazione sul tema dell'Esorcista) dove il senso della suspence è traslato nella miniaturizzazione della storia, la “scena musicale”. Più che con un autore di “cinema per le orecchie” - dirlo non è scontato, bensì improprio - abbiamo a che fare con un novello dottor Frankenstein, il quale, disseziona, ancora vive, le sue e nostre mitologie audio-visive, ricomponendo un mostro-specchio dove guardare ed esorcizzarci. (8)

Dionisio Capuano