Una delle peculiarità delle uscite Snowdonia è sicuramente quella di vivere nel limbo del “tra il serio e il faceto”: sperimentazioni sonore spesso piuttosto radicali che però mai rinunciano all’ironia, al sarcasmo, al non-sense creativo. Non si distacca da questa linea direttiva (e perché mai dovrebbe?) neppure il secondo lavoro di Fausto Balbo, eclettico polistrumentista qui dedito a percussioni, chitarre, live electronics, strumenti autocostruiti e molto altro ancora.
“Falbo” è un collage compositivo di samples, suoni e rumori dove molto peso ha l’artigianato elettronico che rende più materici gli impulsi elettrici. Falbo vi porterà in giro sulla slitta di Babbo Natale (non ci credete?) per scoprire alla fine renne-cyborg agonizzanti tra il crepitio dei loro circuiti (“A volte i togni t’avverano”); vi costringerà a fare attenzione alle voci che sussurrano il testo di Sara Melis (“Dubito”); vi farà apprezzare la forza espressiva delle frequenze disturbate, del rumore bianco, dei microsuoni “blippanti” uniti all’etica elettroacustica in tracce quali “Pensiero positivo sottopelle” (con il suono delle “macchinette per tatuaggi”), “È tempo di...” e “Crepuscolo”.
“Falbo” è davvero fuori da ogni schema, genere o sottogenere .Volete riporre questo cd in ordine nel vostro scaffale come fa ogni collezionista che si rispetti? Allora consiglio una cosa: prendetene due, uno sistematela dopo gli Einsturzende Neubauten e l’altro prima di Frank Zappa: saranno entrambi felici e molti altri si lamenteranno di non poter star vicini al nuovo dirimpettaio.

Matteo Muggianu