Abituati alle folgoranti devastazioni no wave dei Maisie il primo impatto con “Morte a 33 Giri” è una strana sensazione in bilico fra stupore e beatitudine. Stupore perché Alberto Scotti e Cinzia La Fauci (con la compagnia ufficiale di Paolo Messere e Carmen D'Onofrio) si addentrano nel vero pop italiano e lo rivisitano con lucida intelligenza. Beatitudine perché il risultato è straordinariamente onesto nella forma (se vi verrà in mente il Festival di Sanremo non preoccupatevi, è inevitabile) ed intenso e coinvolgente nella sostanza. Un album complesso nella sua (solo presunta) semplicità, dove i Cure vanno a braccetto con Donatella Rettore ed un curioso retrogusto malinconico (siamo a Snowdonia, rammentatelo) viene assaporato con discreta continuità. I giochi fra melodie ed arrangiamenti, contaminazioni e potenziali omaggi, ironie e particolar forme di romanticismo rendono“Morte a 33 Giri” un disco ben più importante di tanti strombazzati fenomeni pop attuali. Anche i nostalgici dei vecchi Maisie se ne faranno una ragione.

Marco DelSoldato