Due anni fa i Maisie pubblicavano quel bel disco che è "Bacharach For President, Bruno Maderna Superstar!", un concentrato originale, sbilenco e divertente di new-wave, pop ed elettronica infarcito di citazioni più o meno colte, sconfinanti spesso nella parodia di quello spaccato di storia popolare da cui i Maisie hanno scelto di attingere a piene mani: da Piero Ciampi a Joe Squillo, da Alan Sorrenti ai Duran Duran, da Syd Barrett a Brian Wilson, da Maurizio Merli alla commedia sexy all'italiana, dallo Zecchino d'Oro a Democrazia Proletaria.
Su questo continuo gioco di richiami e ammiccamenti arricchiti da idee originali e suoni moderni, i Maisie hanno costruito la propria cifra stilistica, riuscendo sempre a camminare spediti come bravi equilibristi lungo quel filo sottile che separa il fare le cose belle per scherzo dal fare le cose belle sul serio.

Oggi i Maisie si ripresentano con questo nuovo album "Morte a 33 giri" co-prodotto da Snowdonia e Seahorse Recordings, in una formazione allargata: a Cinzia La Fauci e Alberto Scotti, fondatori del progetto Maisie, si sono aggiunti in pianta stabile Paolo Messere, deus ex-machina del progetto Blessed Child Opera e titolare dell'etichetta Seahorse Recordings, e la cantante lirica Carmen D'Onofrio.

Sarà forse che è più semplice giocare a fare gli equilibristi in due piuttosto che in quattro, ma a questo giro i Maisie inciampano spesso, cadendo, però, sempre dalla stessa parte del filo: quella del fare le cose belle sul serio. E se "Bacharach For President, Bruno Maderna Superstar!" è un bel disco, questo "Morte a 33 giri" è un piccolo, straordinario capolavoro, una meravigliosa carrellata su quarant'anni di storia italiana e sui sentimenti più intimi, cantato interamente in italiano e ricco di pezzi dannatamente belli. Quanti? Io ne ho contati almeno cinque, a partire da "Vivan Las Cadenas!", dieci minuti di poesia pura, dolce e malinconica, accompagnata prima dalla fisarmonica di Paolo Coraggio e poi dal violino di Alfredo Spinelli quando le parole si fanno più aspre: "La mia ansia di rivolta si annoia come un malato in barella, come se si inceppasse la rivoltella".
Neanche il tempo di tirare il fiato sulla coda di "Vivan Las Cadenas!", facendosi cullare da voci angeliche e da suoni morbidi e avvolgenti, che in un batter di ciglia ci si ritrova catapultati nella successiva "L'inverno precoce", una delle migliori canzoni pop prodotte in Italia, una potenziale hit radiofonica intelligente e con il giusto tiro, perfetta sintesi tra Rino Gaetano e Baustelle: da una parte "E non eri nessuno se non amavi i poeti, io fingevo di amarli per pura viltà", dall'altra "E arriva la crisi dopo la scuola, arriva la vita che ci ucciderà". Già dal primo ascolto ci si tuffa lì, in quel mercato all'ora di punta, con il cappotto sbagliato e bevendo un caffè, mentre quell'altra persona lì parcheggia la sua Panda ammaccata con la targa straniera. La vedi, non la conosci, sogni di conoscerla: a pelle è quella giusta, forse perchè le storie non ancora vissute, sognate, sono sempre quelle più belle e sono anche quelle, però, che possono finire in un attimo: "Tepore sognato di quelle coperte in offerta speciale, le compro per te. Ma tu ti allontani, che freddo alle mani, aspetto gli amici e parlo con me".

Altro gioiello di questo disco è "Maria De Filippi (una vergine tra i morti viventi)", canzone che vede la partecipazione di Tae Tokui, voce dei Tottemo Godzilla Riders, nel toccante finale. Si tratta di una canzone cupa e amara sull'amore svanito, sulla disillusione che ne consegue, su quel monitor che fissi, ma non guardi, su quelle mille voci che senti uscire da quella scatola, ma che non ascolti: "Ho messo da parte un altro cadavere perchè non credo più a niente. Ah, la luce blu, vedo dal monitor che ci sei, sono i tuoi ultimi istanti di vita, sarai sepolto dalla saliva delle bocche".

Un capitolo a parte bisognerebbe aprirlo per "Sottosopra", scritta in maniera esemplare da Bugo, a cui sono bastate poche pennellate per riuscire a scrivere una canzone d'amore straordinaria, emozionante, struggente, tra voli morbidi, sole, cielo verde e lampioni. Suonata interamente da Paolo Messere (chitarre, basso, batteria e tastiere) e Carmen D'Onofrio (flauto sulla coda finale), cantata dallo stesso Bugo e Cinzia, a "Sottosopra" è impossibile trovare un difetto, anche dopo centinaia di ascolti.
"Allargando le braccia" è l'ideale continuazione di "Sottosopra": quell'amore infinito, ideale o, forse, solo idealizzato, è terminato, o, meglio, ad essere terminato è soltanto il rapporto, perchè, in realtà, cantano Carmen D'Onofrio e Paolo Messere: "Di questo amore mai finito, rimane il sangue che scorre qui, accanto al cuore mai smarrito, io così vivo ripensandoti. Splendida ebbrezza, fai sì che la grazia su di noi ridiscenda, allargando le braccia, allargando le braccia".

Canzoni impeccabili, ben suonate, testi veri, profondi, idee, emozioni: "Morte a 33 giri" è un disco perfetto, da ascoltare mille e più volte. Un disco che stupisce più di quanto ci si possa aspettare. Applausi a scena aperta e un consiglio spassionato: procuratevelo. (4,5/5)

Thomas Paulo Odry