Nei loro rimandi e nella loro (evviva) piena italianità, i Maisie sono un oggetto misterioso. E proprio per questo, intriganti e meritevoli. Cinzia La Fauci e Alberto Scotti, già responsabili della iperattiva Snowdonia, mettono in scena un album dove il pop italiano, anche radiofonico, anche anni settanta, rivive in atmosfere buie (dark anni ottanta, vagamente lugubri), folk est europee, arabe e timidamente elettroniche. Un bel casino, come si suol dire. Che non si traduce però in rumore, ma nel piccolo miracolo di istantanee melodiche sorrette da testi (ottimi) sempre dolcemente "arresi". Tipo il "quel che mi disturba è vedere che ti commuovi con Bob Marley, sognando una Harley nel deserto" di Sistemo l'america e torno e "magici sabato pomeriggio, mai vissuti, tipi in giro con le scarpe nuove e le vuoi anche tu" di Finché la borsa va lasciala andare. Citazione di merito anche per Maria De Filippi (una vergine tra i morti viventi) con la sua coda di lucertola pop giapponese. Intorno a Cinzia e Alberto anche Paolo Messere (Blessed Child Opera), Carmen D'Onofrio (Argine), Stefania Pedretti (Allun) e Bugo. Andate con loro, dovete andare con loro.