Rullo di tamburi e squilli di tromba: i Maisie sono tornati e cantano in italiano! Per l'occasione il duo composto da Cinzia La Fauci e Alberto Scotti si allarga con due nuovi ingressi: il polistrumentista Paolo Messere, titolare dei Blessed Child Opera, che co-produce il disco assieme a Snowdonia, e la passionale cantante Carmen D'Onofrio.    
Il gruppo si getta nell' art pop dopo un percorso composto da quattro album in inglese, frullati di influenze disparate tanto eccentriche quanto avanguardistiche, dal sapore sia low fi , sia zappiano. La scelta dei testi in italiano non esaurisce la mutazione peninsulare dei Maisie che abbracciano e rileggono tutta la tradizione della canzone popolare italiana, dagli anni sessanta fino ai giorni nostri, basando la scrittura su chitarra e voce e arricchendola poi con sapori anni '80, psichedelica evocativa, tastierine televisive e influenze provenienti dall'Europa balcanica.
Album da anno zero della musica, che rielabora e spazza via, aprendo la strada alla ricostruzione, l'insopportabile livello toccato dall'indie nostrano, ciondolandosi tra commozione malinconica e leggera ironia di una generazione dispersa nelle macerie del sogno, pare un astuccio da alunno elementare dove la mano va a pescare pastelli smangiucchiati di ogni colore. L'intera estetica del quartetto e il netto rinnovamento vengono espressi nel pezzo d'apertura Morte a 33 giri, dove beat futuristici accompagnano voci filtrate che, come in tutti gli altri pezzi, esprimono la propria quotidianità fatta di banalità e sensazioni visionarie, attraverso parole così semplici da essere spiazzanti, ma spesso dall'animo disarmato, (Le donne, in gara per il primato mondiale di sofferenza, ci appaiono come dolci fantasmi della coerenza. Fate arrabbiate in un videogame). Quindi si passa alla lunga Vivan Las Casadenas, musica spaziale dalle due anime, dolce e dura, che crea un universo estremamente personale, dove perdersi diventa un piacere. Si prosegue con l'inno radiofonico da una Caterina Caselli allucinata, che più pop non si può: è L'inverno precoce, ritornello appiccicoso da sogno mai vissuto e malinconia post - maturità (E arriva la crisi, dopo la scuola, arriva la vita che ci ucciderà). Queste sono le canzoni che dovrebbero sentirsi alla radio, ma ne ho ben poca fiducia. Dopo la freschezza arriva - con i tre pezzi successivi, da ricordare il meraviglioso titolo Maria De Filippi (una vergine tra i morti viventi) - il cuore più oscuro dell'album tra leggere litanie e disagio esistenziale, antidoto contro i fessi intellettualoidi e le macerie della vita. D'improvviso tutto viene interrotto dai sintetizzatori disco pop di Finché la borsa va lasciala andare e quindi dalla splendida canzone d'amore Sottosopra duettata con un Bugo in forma smagliante. La summa della poetica del quartetto viene riassunta nella composizione finale Una canzone riciclata, non c'è necessità di commento, bastano le parole: S'è un deficit di realtà, me ne accorgo chiaramente da come cammina la gente, e una vicina con la borsa della spesa, ingombrante anche se non pesa… i muri non si abbattono a testate, e le zuppe riscaldate e le maglie rilevate e cento morti rimandate. L'esistenza chiusa in cella, una canzone riciclata, guarda lo schermo con attenzione, è un attentato moltiplicato. E non ci capisci niente e neanche ti lamenti, e non ci capisci niente e neanche ti lamenti. Abbiamo di fronte un gruppo eccellente di quelli che ancora costruiscono con il cuore contro la logica della velocità e dell'arroganza, dovrebbe essere un dovere culturale acquistare questo album anche se non proprio di facile reperibilità - a proposito sito di Snowdonia o distribuzione Audioglobe. Un appunto finale voglio farlo nei confronti dell'enorme coraggio - e non è un eufemismo- dell'etichetta messinese Snowdonia di cui sono titolari proprio i due Maisie fondatori, label che ha fatto della sperimentazione e della sovrapproduzione, in un mercato con scarsa domanda, il proprio cavallo di battaglia. La diseconomicità ha creato lavori stupefacenti nella stasi del panorama italiano come, solo per citarne alcuni: Fausto Balbo, Larsen Lombriki e Tottemo Godzilla Riders.

Massimo Lorenzin