Gomma Workshop è la sigla dietro cui si nasconde Vittorio Demarin . Il suo disco
“Cantina Tapes” (Madcap Collective/Snowdonia) è un frullato di segni, sogni, deliri, trip. Le note stampa parlano di un giocattolo degli anni 70 capace di contenere e rimescolare casualmente centinaia di nastri audio. Non so se il giocattolo sia vero e sia stato davvero utilizzato ma l'effetto del disco è proprio quello di una sorta di  miscelatore. Ci sono un montagna di micro colonne sonore che ruotano, ronzano, sprizzano dal lettore-frullatore. Non brani ma embrioni. Il cd ci fa pensare ad un caleidoscopio, di quelli che usavamo da bambini per formare figure, disegni, colori che venivano casualmente e magicamente abbinati. Sì, questo disco è una girandola caleidoscopica, dai mille sapori, dalle mille suggestioni. Sì pensi a “Clownsclan” con una mirabile ouverture siciliana che si avvia con lo scacciapensieri, ed assume possenza classica e poi toni clowneschi, felliniani…tutto assieme.
Il disco contiene anche una traccia multimediale, un episodio di “Almanacco”, film d'animazione (ad episodi) che verrà proiettato nei concerti.
Le copertine e l'artwork di Cinzia La Fauci (discografica, cantante e grafica) sono sempre significativi. Una chiave di lettura dei dischi. Anche in questo caso la cover ed il libretto sono un film nel film. La cover deve essere stata suggerita alla matita di Cinzia dal brano finale dove c'è anche il gracchiare di un auto della polizia. Un incidente d'auto, un ferito in ambulanza e in sala operatoria. Cosa attraversa la mente confusa, delirante, in quel momento? Ascoltate “Calomore” (aria per synth, nastri e jambobasso) e capirete.

Gaetano Menna