God Rest Ye Merry, Gentlemen è qualcosa che non ci saremmo aspettati; una sorta di madrigale; anzi una 'Christmas Carol', cioè uno scherzetto natalizio che si rifà alla tradizione inglese e gallese tra il XIV e il XVI secolo – in cui le carols erano danze a cerchio, quindi non propriamente canzoni; comunque un gioco su una tradizione 'altra' da noi, che però fa venire in mente il De Andrè di Jordi. In effetti Jet Set Roger è un bizzarro esempio di mèlange culturale; è nato a Londra ma vive a Brescia, dove da dieci anni, in occasione delle feste comandate di fine anno, mette in scena questo piccolo cabaret chiamato It's Christmas In The Jet Set; il che comporterebbe un paio di possibilità di giudizio. Da un lato potremmo infatti liquidare questo esperimento come semplicemente posticcio; dall'altro come interessante esempio di importazione sofisticata e, al tempo stesso, popolare. Chi scrive stupisce se stesso quando appoggia la seconda opinione: Jet Set Roger ha l'abilità di trovarsi una statura credibile, da un lato, e giocosa, semiseria dall'altro. Il pianoforte di I'll Be Home For Christmas coglie un immaginario di genere, ma anche di luoghi, di situazioni lontane, dallo swing alla Crosby a fumosi interni popolani; ha l'espressività degli accompagnamenti musicali di un film muto di Keaton. E ha la capacità di farci preoccupare con un gruzzolo di note di Jingle Bells all'inizio di It's Beginning To Look A Lot Like Christmas, che poi vira verso qualcosa che ci fa dimenticare quel goffo tentativo; eppure così facendo costringendoci a considerare la presenza un tempo meno connotata anche di quella elementare melodia. Ovviamente qui non discutiamo del Natale, della prontezza di uscita del disco, della noia che un'operazione tale normalmente suscita; ma dell'agilità con cui si fa un passo indietro con la disinvoltura di un folletto che saltella sui tasti del piano, e apre un braccio in un gesto teatrale a mostrare parte del proprio mondo. Insomma, lo ammettiamo, ci hai convinto, Roger. 'Roger?'.

Gaspare Caliri