Fabrizio Somma è un tuttofare (d'origine partenopea) che s'inserisce nel filone dei nuovi space-age popper: dapprima ascoltatore enciclopedico, quindi multistrumentista, poi tecnico audio e ricercatore elettronico, infine compositore nelle prime uscite autoprodotte su corta distanza e nel primo lavoro lungo, prodotto da Snowdonia, “Il nuovo è al passo coi tempi”.

Quella del “Nuovo” è in realtà una corsa contro il tempo per annodare l'era delle primordiali sperimentazioni burlesche-infantili analogiche di Bruce Haack con il collante del big-beat di Fatboy Slim al nuovo burlesco-infantile digitale di Dan Deacon, con tanto di miscele di campioni, sovrapposizioni di basi, e retaggi old-fashioned (umori tabarin , rhythm'n'blues, estetica del remix ante-litteram etc).

Ippopotami”, una soundscape alla “Several Species Of Small Furry Animals” dell'Ummagumma Floydiano scopre nuovi camaleontismi: un carillon smarrito diventa minimalista, e un beat synth-pop diventa hip-hop (con vocetta aliena a sovrastare). “La naturale decadenza delle cose” è imperniato su di un loop campionato in crescendo, e “Cultura Pop” compone e scompone un groove debosciato con fanfare, ritmo samba, applausi e vociare. “Uno stupido” è una ninna-nanna di acustica invasa da ticchettio e voce distorta.
La seconda parte non mantiene gli stessi livelli, limitandosi a spente elegie per strumento suonato e campioni decorativi (“Distesa”, “Una canzone semplice” e “Per un pugno di fagioli”, un semplice motivo country con vociare confuso).

Accettata la disparità qualitativa tra prima parte, addirittura pirotecnica, e seconda, inspiegabilmente placida (cioè sottotono), rimane un poemetto intrigante di prestanza forse lungimirante, con ingegneristica che calza leggiadramente e una visione caleidoscopica non meno persuasiva. Un plausibile Panda Bear tutto nostro.

Michele Saran