Un urlo straziante e disperato, che apre Andavo a 100 all'ora , spezza i quattro anni di silenzio in cui erano rimasti i Maisie da “Morte a 33 giri”. È il preludio a una dose abnorme di musica, due ore e mezzo e 44 pezzi, in cui succede veramente di tutto; per una volta seguiremo sommariamente la scaletta perché cercare di sintetizzare l'album è impresa persa in partenza, e non appena si crede di aver trovato una chiave di lettura la smentita è puntuale. (Nota per lettori con poco tempo a disposizione: a questo punto potete saltare all'ultimo paragrafo perché in sostanza è stato detto tutto quel che c'è da sapere sul disco.)

Dunque, l'inizio fa pensare a una sorta di pop con usuali influenze electro anni '80: è questo il sound di Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di ***? , del patchwork digitale di Voglia di cosce e di sigarette , della tipica title track (melodia italica, tastiere analogiche e un assolo alla Battiato), di Maria che si spinge su territori ancora più techno. Carino, ma non così avvincente. Il primo cambio di registro arriva però con l'agrodolce La centrale nucleare , una bella ballata acustica il cui sound ritroviamo grosso modo anche in Hanno ammazzato un bambino , in Nostalghia Canaglia , nella lacerante e bellissima 3msc . Tuttavia nel frattempo abbiamo anche digerito gli impasti vocali dagli umori jazz dell'ottima Sabato Suicide, i poderosi fiati soul alla Paul Weller di Ballata tristissima , seguiti per contrasto dall'eterea atmosfera di Your Heavily-Twined Limbs cantata da Amy Denio, il dolente solo di sax in Stereo a cassette , per poi tornare all'electro con Ultima discoteca in città . Il collante finora è dato soprattutto dai testi, per lo più sarcastici e provocatori (il più efficace L'amore in città ), a volte brevi e spiritosi (Blues finito male , Turpe turpe Marescià ), ma non privi di una certa poesia (Festival , ancora 3msc ). Passando al secondo cd, arriva quasi subito una canzone riuscitissima come Amore e tabacchi che sembra cercare una sintesi stilistica con pochi eccessi e molta cura compositiva; ma ecco di seguito una sfrontata La banana e il parassita che pare Rino Gaetano ubriaco ed è probabilmente il punto più basso del disco. In realtà tutta la seconda parte vive molto del contrasto tra pacchiano e sublime, per cui a nonsense neanche troppo spiritosi come W le Aliene! seguono episodi più compiuti e affascinanti come la deliziosa Io non protesto, io amo ; oppure, si senta come la versione ‘etnica' e cantata in dialetto di ISTITUTO MARINO (via Ortopedico) sia molto meno efficace di quella semplicemente acustica resa da Mario Castelnuovo. Poi ci sono singoli episodi molto interessanti: l'orchestra di fiati esotici di Frate Mitra, la cupa atmosfera di Il cielo è spoglio con il clarinetto sgusciante di Amy Denio, il cantato di quest'ultima in Pelato, sì, ma con la brillantina , le straordinarie armonizzazioni vocali di Il giorno più bello della mia vita (che peraltro ha un testo sensazionale), un intero brano composto con malizia (e cantato) da Flavio Giurato ( Ivana e Gabriella ), e un paio di strumentali di dark wave in stile Residents ( Musica della Madonna e Miaostelle ).

Ora, per concludere: sarebbe facile dire che finché i Maisie non avranno fatto una scelta stilistica definitiva tra i mille registri che sanno adottare, saranno schiavi di questa anarchia un po' snob (vedi i testi di Piante e cadaveri e di Niente da scoprire ) che inevitabilmente impedirà loro di fare un disco coerente e riuscito al 100%. Ma la nostra impressione è che fare una richiesta del genere sia un po' come pretendere che una zebra nasca senza strisce. E francamente, davvero volete che questo gruppo (schizzato, scazzato, chiazzato, cazzone, zozzone e spesso geniale) si trasformi in cavallo bianco?
(6/7/8/9)

Bizarre