Quando non esce da tempo un disco di una band di cui condividete la filosofia, non pensate che pubblicheranno un album da 44 tracce, dal booklet celestiale con ritratti dei membri del complesso su sfondo di manifesti elettorali a cura di Dario d'Alessandro, e una sfilza di collaborazioni da farci notte (oltre ai sotto citati, anche Vittorio DeMarin, Marquez, Aidoru, Ance, i Betty Ford Center): venire a capo di “Balera metropolitana”, il nuovo doppio cd dei Maisie per la home label Snowdonia, è impresa improba tanto quanto la sua realizzazione negli studi e nelle case di mezza Italia.

Talmente improba che conviene assecondare il lavoro di Alberto Scotti e Cinzia La Fauci partendo subito con la disamina per singoli capi: il disco 1 è fedele alla linea anche quando non c'è, aperto dall'urlo di Andavo a 100 all'ora, corsa a perdifiato coi pianti del crash.

Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di *** è il surre(n)ale Gruppo Italiano con le fisarmoniche, “qualcosa di buono esce dal corpo di un veejay, sembrava impossibile, ok”, il riferimento di cui agli asterischi pudichi non si comprende, tanto uno vale l'altro… Voglia di cosce e di sigarette è una cover di Mauro Repetto (sic) per brandelli di spippolate ad effetto, pare Meg all'epoca degli ultimi 99Posse, con lungo finale acido. La titletrack gode di un apocrifo inizio kraftwerkiano per incedere tra Megahertz e Leo Verde (quello di Fare l'amore con te nei mid 90s): l'Italia non ha avuto Alizée e si sente, siamo a “sesso senza amore” di Natasha/Ottavo Nano, un vero tormentone estivo con finale da Guardiano del Faro by Elio e le Storie Tese! Maria ricorda Ms John Soda quando si accorge che non c'è più nessuno a guardarlo e si libera dei suoi panni diventando prog-house in stile Valeria Vix (Viciosa) per mantenersi in tema con Verde, ma resta troppo panoramico, un binario sul quale scorre la locomotiva litania. Quando morì Cristicchi (fu un grande dispiacere) è raga krishna esilarante, il dominus vobiscum delle prefiche; La centrale nucleare con gli El-Ghor come Cristina d'Avena in Voglia di biscione, ipotizza un triangolo quasi abortito nei toni flautati dei Delirium, e Blues finito male dirotta su Cuba il pastiche maisiano per scooteristi. Spread your appendages, un po' Almamegretta che diventa Moloko vitaminizzati, prelude a Sabato suicide feat. Egokid: il guaio coi Maisie è che non tanto spesso ci puoi cantare sopra, e non solo mentre si fa la doccia. Funky che non dà l'idea di esserlo, black Crystal Waters, Giuni Russo o Dalida. Ma finalmente il capolavoro: L'amore in città, sempre con la fianco Diego Palazzo e Pier Pardo, fa il verso ad Edoardo Vianello, sfruttando un testo fantastico, che sovverte l'“affitta una Ferrari” di Niù Tennici con ossessione nucleare, sulla spiaaaaaggia, in riva al maaaaare… idem Hanno ammazzato un bambino va di liriche forti, blues della xenofobia e delle cattive abitudini trash (deposizione di orsacchiotto in luoghi di rapimenti/incidenti a bambini). Festival, come il primo programma di Baudo su Fininvest nel 1987, è la tipica canzone italiana immersa in amido percussivo, e se la scrivessero i Baustelle? Ballata tristissima dice che in questo periodo dei Maisie c'è più pop e meno esperimenti, anche se “è una legge di mercato che trasforma il pop in blues”, tanto Your heavily-twined limbs è indecifrabile, 3msc è pura parola: “premi un bottone e ti ritrovi avvocato, deputato, educato, depurato, depresso, disoccupato”, matrimonio quale tomba dell'amòr, “ogni tanto penseremo a quando si usciva la sera con gli amici / mi sono innamorata di lui perché era un po' meno cretino degli altri. E' così che va”. La prima parte volge al termine con Nostalghia canaglia, Offlaga-lirismo folk, musica popolare musica del popolo pop, ritorna la topica sentimento/sesso vs lavoro. E' Khmer rossa a cantare un rapput di lotta continua, “ma ora è meglio che la smetto, che mi sembro Max” (Collini)… la madeleine non termina con Stereo a cassette, di Ottanta intimi assolati pomeriggi, viva il sax di Amy Denio, titoli d'intervallo uguale Ultima discoteca in città, balearica.

Disco 2

E' subito Polka di centrosinistra, un po' felliniana poi stranamente krautlabica, come a dire che la fine sta nell'alienazione. Amore e tabacchi è voyeur, La banana e il parassita ennesima gaetanesque meridionale (cfr. Brunori SaS), però almeno si ride, “parte un back che sembra Bugo” in effetti… W le aliene! una canzone giapponese che campiona i Ricchi e Poveri, Frate Mitra boogalounge disturbata dalla metro goldwin mayer, Io non protesto, io amo sempre si rifugia nei tardi 70 politico-privati, lentezza del sud e canzoni stonate, parte una base fuori luogo. Dalla naftalina trip pop esce Il cielo è spoglio prima che n.79 – ISTITUTO MARINO (Via ortopedico) sia la rotonda sul mare dei Maisie in siciliano, stranizza d'amuri con le corde della sempre più citata Carla Bissi, bella coda strumentale. Amy nell'avant da documentario Si sveglia dice “palpèbre” ma anche “aurora cuorealis”, arriva Mario Castelnuovo (Sette fili di canapa!) quale repechage celebre(?) per la versione in lingua della traccia 9: una voce che avrebbe dovuto essere valorizzata di più nella canzone degli ultimi anni, realizza in questo caso un instant classic, scheggia caduta da un muro dei primi 80 autoriali, anche qui il finale con gli archi vince a mani basse la piega dell'ipocondria. L'effetto comico della Denio continua con la declamazione di Pelato, sì, ma con la brillantina (“punk”, con la u), su accordéon + ritmica che viene in senso contrario, track assai curiosa; Il giorno più bello della mia vita dà l'impressione di canto da mondina alle prime note, cori sixties, la voce di Cinzia pare quella di una straniera… Elena è un mondo in cui don Marino Barreto jr ha come vicine di casa Giusi Ferreri e Gerardina Trovato e tutti hanno alle pareti ritratti di Dawn Penn, Angelique Kidjo, Nina Simone, giusta leggerezza prima del colpo al cuore: Ivana e Gabriella trionfa grazie al featuring più importante, ovvero la voce di Flavio Giurato (che ha scritto anche parti del testo), proprio la sua, del fratello intelligente o se preferite del più grande cantautore incompreso di questo paese, un pezzo da brividi come se ne scrivevano e sentivano trent'anni fa, all'epoca dei Q-disc con Goran Kuzminac. Il saliscendi prevede ora Mogol e Panella, rockaccio dal testo acuto che evidenzia ancora la mania del comunismo italiano mitigata dall'ironia sulle cose di Battisti (per inciso, l'ambasciata sta con la penna Mogol, nonostante Mogol), ma i CCCP almeno sono passati? Ah già, non ci sono più… Interferenze bioniche binaurali tolgono senso a Musica della Madonna fino ai campioni “hai presente Amici della De Filippi?” nel mood Merola Matrix, La licantropia è una cover da Pippo Franco (!), Brasil verboso, continuano gli scherzi quando Miaostelle copre Bruci la città con Impara a fischiettar, ora col flauto barilla ora con gli organetti a bocca! L'italosassone a bella posta di I gatti matti svicola in un bel pamphlet antispecista, Piante e cadaveri: “chiunque sa lanciare degli spermatozoi nel buio / per carità, ci sarà anche qualcuno al mondo in buona fede”, prima che una seria Carmen d'Onofrio esprima la disillusione sulla contemporanea umanità omologata entro Niente da scoprire, testo agghiacciante di giusta misantropia.

Troppo. Erano necessarie quarantaquattro tracce? Probabilmente no. Ma non sarebbero snowdoniani baccelloni se non avessero fatto così: grazie a questo disco-moloch che è super Italia, passano gli anni, non passano i Maisie.

Enrico Veronese