Il monumento ai caduti. Il monumento marmoreo. Il monumento all'Italia nera. Il monumento all'Italia rivoluzionaria, rossa. Il monumento e basta. Bruci la città e crolli il grattacielo. Cristicchi è morto. Silvestrin pure. La canzone no. La canzone è sempre viva e limpida. La canzone italiana, la canzone popolare. Solo la canzone. Solo il pop. I Maisie sono tornati. Scusa Italia ma ti devo lasciare, gli eroi dai muscoli gommosi sono nuovamente qui. I Maisie e il sesto capitolo. Finalmente. L'angosciante attesa è terminata. L'ansia galoppante può anche fottersi. Possiamo sorridere. Il sole è tornato. Siamo di nuovo in ballo. Siamo di nuovo felici.  

“Balera Metropolitana”, quarantaquattro brani. Centoquarantotto minuti. Il Colosseo del duemila. Il Colosseo siculo. Il Colosseo, il pescestocco a ghiotta e le braciole di pesce spada. Il Colosseo nel cofanetto, ultralussuoso, stile “White Album”. “Balera Metropolitana”, quarantaquattro racconti, quarantaquattro storie, quarantaquattro novelle. La nostra vita quotidiana. Messina è il centro dell'Italia, è l'epicentro del pop italiano. Alberto Scotti è Dio e Paolo Messere è uscito dal gruppo come Jack Frusciante . Nuovi innesti. Nuovi, importanti, innesti. I Maisie si allargano, si espandono, si moltiplicano. “Balera Metropolitana”, una lista interminabile di ospiti e super ospiti (Amy Denio, Flavio Giurato, Mario Castelnuovo, Andrea Comandini, Vittorio De Marin, gli Egokid, Diego Sapignoli, Ance e tanti altri). Il pop e la canzone. “Balera Metropolitana” e i rinfreschi quotidiani tra puttane, discoteche, mogli stronze, serial killer, cosce e sigarette, gatti, tumori, ladri, politici venduti, coglioni, cretini, marmocchi, autobus, zingare, vecchi e cantanti di strada. I Maisie e la “Balera Metropolitana”. I Maisie sotto il cielo terso firmato Mauro Repetto, sotto la brillantina luccicante degli 883, sotto i colori sfolgoranti di un'estate italiana, sotto lo sguardo fiero di Ivan Graziani, sotto quei nostalgici ricordi che profumano di no wave, di funky, di house, di folk, d'Italia.  

“Balera Metropolitana”, una giostra di colori, di sfumature, di scene, di profumi, di rumori, di dolori, di flashback, di pensieri, di emozioni, di sensazioni. “Balera Metropolitana” è il brivido siciliano che Serena Tringali ci regala in “n. 79 – ISTITUTO MARINO (Via ortopedico)”, è la poesia di “Ivana e Gabriella”, di “Ballata tristissima”, di “Elena”. E' la disco-music nella title-track, è la genialità di Cinzia La Fauci che reinterpreta, divinamente e magistralmente, “La licantropia” (Pippo Franco). E' la sensualità di Carmen D'onofrio in “Ballata Tristissima”, è la chitarra pizzicata di Donato Epiro, è la sceneggiata, tutta italiana, in “Hanno ammazzato un bambino” (“… gli zingari hanno ammazzato un bambino! “Sei sicuro?”. No! Tu però intanto prendi i fiori io compro l'orsacchiotto… ”), è l'ironia acidula, con tanto di coretti,  in “L'amore in città” (“tra le più stronze di certo c'è mia moglie, che, senza i soldi perde tutte le voglie. Le ho anche preso tre cellulari ma, per fare l'amore, lei vuol la Ferrari.”). “Balera Metropolitana”, l'epopea artistica dei Maisie, dell'Italia. Il Colosseo della musica nostrana. Poche parole, solo la commozione e il sussulto per quello che è il capolavoro assoluto della canzone italiana degli ultimi quindici anni. Tutti in piedi. Applausi.

Francesco Diodati