Messo da parte l'approccio nevrotico e tagliente del precedente “Bubù7te” , i Masoko hanno deciso di giocarsi la carta del mainstream-pop e lo hanno fatto in grande stile: Giorgio Canali alla produzione artistica e l'etichetta Snowdonia stanno lì a garantire la buona riuscita del progetto. Ritornelli azzeccati, chitarre inserite al punto giusto, senza strafare, cori accattivanti, melodie facili, zuccherose e un malizioso retrogusto new-wave: “Masokismo” è un album che trabocca di potenziali “hit” radiofoniche e non sarò io a stabilire se questo sia un bene o un male. I Masoko sembrano aver trovato la ricetta giusta per creare canzoni accattivanti, grazie ai loro ritornelli facili da canticchiare, testi ironici al limite del “non-sense” e un suono pulito, “sgrassato” da qualsiasi tipo di impurità (e questo è il paradosso di Giorgio Canali alla produzione). Le canzoni di “Masokismo” sembrano fatte apposta per essere destinate ai canali radiofonici: non ci giriamo troppo intorno, la loro musica è “plastificata” al punto giusto, è ben lontana dal concetto di musica intesa come arte, ma non per questo deve essere etichettata come “spazzatura”. Canzoni come “Savoir faire”, “Storia breve” e “Non devi aver paura” sanno come farsi apprezzare, entrano in testa e non mollano la presa facilmente, rasentando la perfezione formale. Ripeto, l'arte è un'altra cosa, ma questo probabilmente i Masoko lo sanno bene: in fondo non li si può mica condannare solo per il fatto di aver dato alla luce un album così tremendamente malizioso.

Massimiliano Locandro