C’era curiosità per l’uscita del nuovo album dei Masoko, sia perché il precedente ep M, pubblicato nel 2008, aveva fatto trapelare qualcosa di interessante - in quest’ultimo lavoro, non a caso, tutti e cinque i brani sono stati reinseriti, modificando il missaggio, oltre a una nuova versione, non proprio eclatante, di Due dita ripescata dall’ep Notanga del 2002 - sia per l’intervento di Giorgio "Re Mida" Canali alla produzione artistica, ormai una garanzia nel traghettare verso un’idonea dimensione nuove realtà musicali (Verdena, Tre Allegri Ragazzi morti, Bugo, Le luci della centrale elettrica ecc).

I testi sono scritti spesso con versi in rima (è questa la preferenza di Masokismo). I Masoko sono scaltri nell’andare a ricercare quelli in grado di suscitare una sottile ironia; il tutto, il più delle volte, incentrato su situazioni strampalate di vita vissuta, con il duplice scopo (si spera) di far sorridere e allo stesso tempo far riflettere con leggerezza. L’impressione è che, in questa occasione, l’ironia venga impiegata a dovere; i brani Fitness, Maiale, Quello che mi dici sono un esempio in tal senso, coadiuvati da arrangiamenti sufficientemente validi, a differenza del precedente disco Bubù7te dove in alcune tracce l'ironia appariva forzata e supportata da arrangiamenti monotoni. Detto ciò i Masoko fra pop-rock, new-wave e incursioni dance, includendo anche l’accattivante voce del cantante, riescono a catalizzare con disinvoltura l’attenzione dell’ascoltatore e a confezionare un album divertente.

Personalmente sono cresciuto, tra l’altro, ascoltando l’ironia geniale (e non solo) degli Elio e Le Storie Tese. Essi l’hanno saputa coniugare alla perfezione con le ottime qualità di ogni singolo musicista, riuscendo a realizzare dischi memorabili negli anni. Qualità che, se possedute, permetterebbero ai Masoko di poter strizzare l’occhio non solo a un pubblico mainstream, ma anche a quello più specializzato, che li potrebbe ricordare a lungo negli anni per i loro lavori discografici.

Stefano Floridia