Conosciutissimi nel circuito underground romano, che vivacizzano da anni con esibizioni dinamiche e divertenti, i Masoko arrivano al secondo album - il debutto Bubù7te, sempre edito dalla Snowdonia, è del 2006 - ancor più esperti nel rimescolare, magari accentuandone i sapori pop, i soliti ingredienti: ritmi incalzanti e tendenti al ballabile, piacevoli melodie, testi in italiano per lo più scanzonati, riferimenti espiciti a quella new wave degli Ottanta che all'inizio del decennio in corso è ritornata in auge grazie ai vari Franz Ferdinand, Arctic Monkeys, Maximo Park, Kaiser Chiefs, Art Brut. Il risultato? Forse meno esuberante rispetto ai live ma comunque efficace, anche se non tutti gradiranno certi (pur autoironici) ammiccamenti da "boy band evoluta". Ecco, se un appunto si può muovere ai Masoko - qui coprodotti da Giorgio Canali - è di rimanere in mezzo al guado, non coltivando fino in fondo le loro propensioni più eccentriche e nervose ma nemmeno provando sul serio a sfruttare quelle indiscutibili potenzialità di successo su vasta scala che sono scolpite nel loro DNA. Per certi versi viene da paragonarli agli Statuto, ma con il post-punk più sbarazzino - invece che lo ska e il beat - come influenza primaria.

Federico Guglielmi