Ci risiamo dannazione. Ancora una volta i Masoko. Ancora loro. La perenne persecuzione dei fighetti dall'accento romano, dai ciuffi voluminosi e dalle giacche sempre pulite, sempre lucide, sempre perfette. Il lato cool della capitale. Roma sei grande. Roma sei immensa. Quanto sei bella Roma quann'è sera. Roma città eterna. L'amore per l'Italia e per la sua canzonetta che si lancia a picco, per la seconda volta consecutiva, sul letto fragrante e fragoroso di Snowdonia Records. I Masoko e il pop. Questa volta meno grezzo, più pulito, più curato. I Masoko e il secondo disco, “Masokismo”, prodotto da Mr. Giorgio Canali. Nel booklet il solito splendido collage già presente nel precedente “Bubu'7te”. “Masokismo”, undici tracce, mezz'ora di pop italiano, di sottili richiami alla new wave anglosassone, di pregiati rumorismi e ghirigori elettronici degli ottanta che furono. I Masoko sono i Lunapop che incespicano sulle chitarre taglienti dei Wire (da “Fitness” a “Savoir faire”), sono gli Art Brut che si appiccicano al miele del miglior pop da classifica, sono i Gang Of Four che brillano sotto i led psichedelici di una discoteca romana (da “Maiale” a “Musica”, con la partecipazione fosforescente degli Amari) . “Masokismo”, l'arte dell'ironia (“devi andare a ballare e per socializzare ti devi ubriacare perché devi rimorchiare”) che si sgretola sotto i testi, sotto le rime, sotto l'arte del pop italiano. I Masoko sono cresciuti e “Masokismo” è la conferma del loro perfezionamento, della loro maturità, del regolare processo evolutivo che smuove e rinvigorisce l'indie-rock italiano. Lunga vita ai Masoko e al loro, luccicante, “Masokismo”. Ricomincio a fischiare. Evviva il pop. Evviva Snowdonia. Sempre e comunque, Masoko.

Francesco Diodati