Fanno tredici anni che i PULP-iTO si sono formati su iniziativa dei fratelli Luca e Simone Giordani. Il luogo è la provincia di Lecco. Il piano padano paranoico covava più sotto le residue scorie geniali che porteranno al canto del cigno CSI di lì a poco. I Marlene Kuntz dribblavano il testimone entrando nel vivo di una calligrafia che sarà sempre più propria, come già avevano dimostrato con Il Vile . Il momento era di transizione, in bilico sugli anni zero. Per i PULP-iTO, ormai un collettivo che di stabile aveva solo l'idea d'un rock che sperimentasse sul proprio farsi linguaggio e comunicazione, era tempo di autoproduzioni. Uscirono Kiosa nel 2001 e Gagliardo nel 2004. Il live si faceva performance sempre più strutturata.

Si arriva quindi al 2008. Il combo si stabilizza in quintetto e arriva il contatto con la sempre occhiuta Snowdonia. Eccoci quindi ad oggi, a La vergine e la rivoluzione. Il piglio è punk-wave e arty, le chitarre ghignano rumore, il drumming è frastagliata nevrastenia, le elettroniche innervano le strutture imbizzarrendole, il violino taglia e cuce l'atmosfera come un brumoso retaggio High Tide. Una congettura piuttosto instabile e insidiosa capace di epico trasporto, aperture melodiche (si prenda il caso di Lei ) e sarcasmo obliquo (la splendida Rivoluzione ), che prende sia a modello che di mira il verbo Ferretti, alla cui voce le voci maschili (di Luca e Cecco) si rifanno fino allo sberleffo (La luna e le stelle), riuscendo talora a riarticolarne la forza in un presente che beffardamente riecheggia l'ultimo Massimo Zamboni (X-Rosmarino).

Quanto alla voce femminile (è Birò aka Roberta Maddalena, tra l'altro illustratrice già al lavoro per Paolo Benvegnù e Marta Sui Tubi), quel misto di devozione e svenevolezza è un contrasto che produce delizioso sconcerto rappresentando il link più evidente con l'estetica Maisie, qualunque cosa questo significhi. Ci sono idee, c'è una direzione, ci sono svolte e scelte controverse, qualcosa che brulica dentro e intorno. Disco e band difficili da ignorare. (7,2/10)

Stefano Solventi