Un brivido lungo la schiena accompagna l'ascolto di “ Fobetore ”.

Davanti a questo tipo di album io mi sento in trappola, soffocato dalle spire di un invisibile predatore sonoro. Il fatto è che sono abituato a sentire “canzoni”. Datemi una strofa, un ponte, un ritornello e il gioco è fatto. Come nelle storie d'appendice, alla fine di un Urania succoso, mi accontento di poco. L'inizio, lo sviluppo e poi la conclusione. Per un buon racconto bastano tre pagine, volendo.

Ma con certi artisti, il sacrificio d'ascolto è vano. Ti buttano lì un accordo, poi fanno silenzio, poi l'accordo si rialza, rinasce… e poi silenzio. E poi arrivano rumori, ferraglia, catene, pentole? Perché no? E campanelli, sabbia (spiaggia?) Cose. Perché non una brezza mattutina leggera? Perché non un po' di sole? Chiaro che sto forzando anch'io.

Come il Laboratorio musicale Suono C , sono ormai preda dell'onda caotica. Il punto è uscire dalla trappola, uscire dal gioco, dallo schema previsto. Non voglio che l'ascolto “pro recensione” si riveli un primo passo verso una forma di terapia. Io non sono malato! (lo portano via). Scherzo su cose importanti.

Sicuramente prestare attenzione a “Fobetore” genera domande, provoca dubbi e piccole reazioni ironiche sulla superficie delle idee. Ma la musica, signori, quella è rimasta in disparte, con gli occhi cipigli e l'animo offeso.

I minimalismi e gli accenni misteriosi provocano situazioni d'attesa, suscitano sorpresa, catturano l'attenzione alla rovescia, non facendo e non dando invece che proponendo. Ma dopo che i miei pensieri associativi sono passati da Maciste all'inferno a svariati film horror, dopo che ho ripercorso i momenti più oscuri del mio cammino rimembrando le ombre e il mistero, dopo tutto l'ascolto possibile: siamo sicuri che la musica, in questo Cd, sia stata celebrata?

Credo che il Laboratorio musicale Suono C sia l'unico ad essersi divertito.

Gianni Console, Donato Console, Giovanni Zaccaria, Walter Diserio, Giuseppe Tria sono così bravi da riuscire ad eseguire “Ertofobe”. Per me sarebbe impossibile. La scena sonora è come attraversata dai Weather Report con l'animo infiacchito, indisposto, poco incline al matrimonio col pubblico. Me li immagino suonare da Dio mentre tirano ortaggi al pubblico o mentre mostrano la schiena, come a volte faceva Miles Davis.

Il fatto peggiore è che più li ascolto e più mi interessano. Forse sono malato davvero.

Futuribili e virtuosi . Ma spero che in un prossimo lavoro abbiano pietà per l'ascoltatore medio. Un ultimo pensiero va obbligatoriamente alla geniale Marika Dimattia, autrice delle immagini di copertina (e non solo) che accompagnano il Cd. Raramente ho visto ritratti dotati di una simile vulcanica, virale, vibrante carica emotiva. Non so quale legame ci sia tra lei e il gruppo ma, se fossi il capo del “Laboratorio”, non la lascerei più andar via. (7)

Quiddhucatencrisceèbeddhucufaci