Ho un preciso ricordo di Fausto Balbo: Baraonda, 2005, novembre, un freddo cane, 400 persone, all'Afe party. Dietro alle sue macchine siede quest'uomo ‘non più giovanissimo', serio come pochi al mondo, mentre spippola su tasti e manopole di sintetizzatori a me sconosciuti. Ai piedi: due calzini colorati che viaggiano su pedali dalle funzioni misteriose.
La sto prendendo larga, me ne rendo conto. Ma è perché è dannatamente difficile scrivere di un disco come questo, che parte da un intento programmatico decisamente severo: « "Login" is an imaginary journey through the web, where one can explore new realities - or different views of well known stuff - on a thin line between truth and fiction. » Per realizzare il disco l'autore si auto-impone la scelta di usare solo il Nord Modular G2, nella sua versione free software (« With some creativity you can experiment with unlimited combinations to obtain a huge variety of different sounds ») e approda, attraverso di esso, in molteplici territori che vanno dall'ambient quasi Jarriana al noise passando per paesaggi perfino danzerecci e musica contemporanea. Ciò che resta costante è la materia sonora, quel synth vintage che Balbo padroneggia con maestria e trascina attraverso queste inafferrabili undici tracce. Vengono ovviamente in mente i corrieri cosmici, ed un Klaus Schulze che, se indovino, è colui con il quale il Nostro passeggia nella nona traccia. Un disco che riserva anche momenti di lirica bellezza (su tutte Virus Scan e Harvester Of Bits , in odore del compagno di scuderia Raffaele Serra) direi immancabile per i cultori di questo tipo di materia sonora ma decisamente ostico per tutti gli altri: vi sfido a reggere i 17 minuti della finale Will Future Man Develop a Third Year? . Se ce la fate siete coraggiosi come questo disco.
Bellissima l'idea della copertina con il nome inserito come il login di un sito internet.

Matteo Uggeri