A distanza di trentacinque anni dall'esordio discografico (con un album progressive rimasto sconosciuto al grande pubblico e fino ad oggi senza seguito) torna sulla scena Stefano Testa con un'opera caleidoscopica che, sicuramente, non lascia indifferenti. Senz'altro convincente, ma non originale, quando si adagia sulle atmosfere ovattate alla Sergio Cammariere (Metamorfosi su tutte); ancora più convincente, e decisamente più originale, quando rispolvera la melodia dei grandi classici italiani con una interpretazione teatrale che a tratti ricorda Renato Zero (La ballata dell'angelo svogliato); meno convincente quando si avventura in sonorità moderne ed elettroniche che, evidentemente, non sembrano appartenergli (Nel vostro quartiere). Il tutto guarnito con una scrittura a tratti altissima e a tratti ingenua ma mai banale. E Niente che potrebbe tranquillamente essere una hit estiva per il ritornello decisamente contagioso. Eccessiva durata e arrangiamenti self-made i limiti più evidenti. Menzione di merito, infine, per la bizzarra custodia “cattocomunista”.

Paolo Bartaletti