Chiamatelo maestro, sarà meglio. Sono passati 23 anni dal suo ultimo lavoro, uscito nel 1989 e intitolato Boogaboo (registrato assieme al clarinettista jazz Tony Scott) e ben 35 dal suo debutto: Una vita, una balena bianca e altre cose (pubblicato dalla Disco più nel 1977). Quest'ultimo una pietra miliare per la musica italiana, un capolavoro universalmente riconosciuto di songwriting, prog, jazz e sperimentazione. Sarebbe bastata di Boogaboo per ricordarci quanto ci siamo persi fino ad ora, ma Snowdonia è riuscita (dopo l'ottimo ritorno di Andrea Tich) a far uscire Stefano Testa dal suo buen retiro in quel di Porretta Terme), ma la voce e le liriche di Testa non sembrano essere invecchiate di un solo secondo, e ancora hanno la forza e la purezza di quando era un esordiente. Il sound è povero e digitale, ma nasconde nell'apparente crudezza, una complessità di trame e di arrangiamenti realmente emozionante. I suoni sembrano elaborati per essere al servizio delle orchestrazioni, queste ultime sono piegate alla bella voce di Testa, infine i testi danno la chiave di lettura dell'intero lavoro. Ciò nonostante, sebbene alcuni di questi brani farebbero la fortuna e la felicità di molti cantautori italiani attuali, non si pensi ad un album cantautorale, ma ad un insieme più articolato e omogeneo. Bentorato maestro.

Simone Bardazzi