Di Claudio Milano, genio proteiforme e d’inenarrabile carica creativa, ci siamo occupati sovente, in tutte le sue mirifiche incarnazioni (NichelOdeon, InSonar, Radiata 5tet). Claudio esprime in sommo grado gli esiti della migliore avanguardia italiana, apprezzata all’estero da una critica di settore entusiasta, e mai sufficientemente nell’italico cortile, in preda vieppù alle mode nefaste del momento, ai conformismi triviali e perniciosi del più vieto déjà vu. Un percorso di spietata coerenza artistica e umana quello del grande artista pugliese, pregno di riferimenti colti e raffinati, dell’abbattimento d’ogni steccato tra generi, siano essi espressione di suggestioni progressive, d’avanguardia pura, di recitar cantando, di teatro del gesto plastico che sfiora il nulla o vi si perde, per germogliarvi, intero, nell’austera ma fulgida forma dell’arte più autentica.

Anche in questo suo ultimo frammento creativo, realizzato sotto l’egida dei suoi progetti più noti, NichelOdeon e InSonar, contemplante un dvd con una piéce in forma di cortometraggio, “Quickworks And Deadworks”, cui la musica si collega in modo mirabile, del bravissimo Francesco Paolo Paladino, puro e pregnante squarcio su un’ars magna di matrice ibseniana, e contornato da una pletora di amici e musicisti eccellenti (impossibile citarli tutti) quali Vincenzo Zitello, Raoul Moretti, Luca Pissavini, Erica Scherl,milano Laura Seghi, Erna Franssens, Laura Catrani, Claudio Milano raggiunge vette d’assoluto lirismo, descrittivo di stati d’animo volti alla riflessione verso l’elemento equoreo, o acquatile in generale, in questo sontuoso connubio tra le rifrangenze estatiche del testo e le superfici specchianti di sensazioni lacustri anzichenò. A partire dalla citazione dei versi del divino Rainer Maria Rilke, posti nella seconda traccia dell’album, Fi(j)ùru d'Acqua: “Nulla come la bocca di un dio è muto/la bellezza di un cigno sulla sfera incorporea della sua eternità: così passa e s’immerge/serbando intatto il suo candore”, che dà il senso della virtuosa simbiosi tra elemento liquido e musica e canto delle sfere supreme.

La voce eccezionale di Claudio ripercorre la scia di quel cigno rilkiano, ne tesse i ricami armonici, ne disegna le traiettorie, quasi fossero versi d’assoluto splendore tracciati sull’acqua, e s’immerge per attingerne e restituirne alle stelle l’intatto candore. Così come milanodi taglio eminentemente progressive è la traccia iniziale, Veleno, con la voce sopranile e quella di Milano che, punteggiate dagli inserti degli archi, agognano d’elevarsi agli empirei della quintessenza sonora. Marinaio inizia con ritmi percussivi roboanti, prima di diramarsi in rivoli sonori attraversati dai violini come da lingue di fiamma. La torrenziale cavalcata sperimentale di Ma(r)le, poco meno di venti minuti, con accenti di intenso struggimento armonico e vocale, un capolavoro di sincretismo musicale e culturale, chiude un album di rara bellezza e intensità, un modo eccelso e privilegiato di narrare l’umana vicenda col linguaggio infuocato e puro degli Dei.

Voto: 8/10

Rocco Sapuppo