Che ne dite di acqua e memoria? Il suo fluire, come lo scorrere dei ricordi, del passato che riaffiora, traghettato come per anabasi. Cartina di tornasole o semplice voce narrante per raccordarci negli psicodrammi pubblici. Acqua e memoria è un binomio perfetto, un circuito chiuso, di cui spesso si abusa.

Haxel Garbini , genovese del '78, ci prova, e sforna un concept che ha come tema proprio i ricordi rianimati attraverso melodie che riecheggiano un simposio naturalistico. L'elettronica minimal e di stampo DIY fa strada all'acustica e al field recordings. L'idea è quella di cablare tutto con uno strato di opalescenza e sospensione da cui l'uso dello stetoscopio a mo' di microfono (Morto in un fienile riesce a rendere bene l'idea). Questo senza precludersi la possibilità di creare linee e figure. E in effetti l'autore ci riesce, sia quando il suono è cupo, una cupezza stile Nico (Estate 1984 – ripresa) o glitch (Lago peloso, Emergere fluttuare), sia quando è rumoroso, violento (Film sulla psicocinesi), teso a verniciare alla rinfusa una ritmica hard.

I bassi scivolano fra spy e reminiscenze gobliniane (Sempre lo stesso ragno) con qualche giocattolo fra le scatole che non guasta (Dobbiamo scappare), gli effetti allargano lo spettro sonoro quasi a confondersi nelle coloriture dell'iride e preoccupandosi fin troppo dei ritorni ambient (Saponificazione) e delle reiterazioni minimal (Fai più male del bere). Non si disdegna l'arpeggio (Uri domati, Inundata), sguardo rivolto al sud (scavando scavando si scopre anche un amore per il Brasile, qui passato in sordina), anche se cover e retro urlano a gran voce lagune e tenebre. Strani effetti psicotici sul fronte ligure.

Christian Panzano